
Castelraimondo (Macerata), 10 novembre 2023 – "Mi ha sorpreso che fosse un ragazzo più giovane di me. Lui era scioccato dopo quella caduta, ma gli ho detto: "Tranquillo Giuseppe, che adesso da qui ne usciamo’’". Riccardo Petritoli, 28enne di Tolentino, è il vigile del fuoco del distaccamento di Camerino che ieri mattina, senza alcuna esitazione, si è calato nel pozzo, scendendo a 19 metri sotto terra, per soccorrere l’operaio 21enne che era caduto lì, mentre lavorava nel cantiere per la realizzazione della Pedemontana a Castelraimondo.
Come è andata?
"L’allarme è arrivato verso le 8, la nostra squadra aveva appena preso servizio e siamo partiti subito per Castelraimondo".
Dove era finito l’operaio?
"Era caduto in un pozzo per i carotaggi. Per fortuna era largo circa un metro, così si poteva entrare abbastanza facilmente. Sono stato imbracato e sono sceso giù subito. Era buio, filtrava solo un po’ di luce dalla superficie ma comunque avevo portato la torcia, e per fortuna c’era abbastanza ossigeno grazie alla larghezza del pozzo. Giù in fondo era umido, ma è stata una fortuna perché il terreno era compatto, non c’erano acqua o fango, lo scavo era pulito e questo ha facilitato le operazioni di soccorso".
Il ragazzo come stava?
"Era ancora cosciente, ma sotto choc e molto ferito, al naso e alla testa, era insanguinato. Credo non sentisse ancora tutti i dolori per le fratture che aveva riportato nella caduta. Mi ha sorpreso che fosse un ragazzo giovanissimo, mi ha fatto effetto e mi è dispiaciuto per lui. All’inizio è stato collaborativo, si è tirato su per aiutarmi a legarlo, ma dopo un po’ non ce l’ha fatta più, è riuscito appena ad abbracciarmi ma era stremato. Ma 19 metri di caduta sono tanti, 7 o 8 metri possono già essere letali per una persona. Sono riuscito in qualche modo a stabilizzarlo, anche se lo spazio era limitato, e a riportarlo fuori dal pozzo. Mentre salivamo su, gli si chiudevano gli occhi. Appena arrivati in superficie lo abbiamo affidato al personale del 118, e poi è stato messo in eliambulanza".
Le ha detto qualcosa quando è arrivato da lui?
"No, non riusciva a parlare. Io avevo sentito che i colleghi lo chiamavano Giuseppe, e così l’ho chiamato anche io con quel nome. Gli ho detto: "Giuseppe tranquillo, da qui adesso ne usciamo". È riuscito a sussurrarmi appena grazie con un filo di voce. I colleghi invece ci hanno ringraziato moltissimo, quando è finito tutto".
Aveva mai fatto un intervento del genere?
"No, era la prima volta. Al corso per le tecniche di soccorso Saf, speleo-alpino-fluviale, ci insegnano le tecniche per queste operazioni, ma a me non era mai capitato di metterle in pratica dal vero".