Incendio Orim Macerata, uffici dissequestrati. Battaglia con l’Arpam

Mancini: "Dai nostri esami risultati immensamente inferiori"

Orim, Mancini con l'avvocato Giustozzi

Orim, Mancini con l'avvocato Giustozzi

Macerata, 11 ottobre 2018 Disposto il dissequestro degli uffici della ditta Orim di Piediripa: dopo che il Comune ha dato l’agibilità per quella parte della struttura, la settimana scorsa, adesso arriva l’ok della procura. «A oggi non possiamo che essere molto soddisfatti – sottolinea l’avvocato Paolo Giustozzi, legale della Orim, azienda che si occupa di smaltimento di rifiuti speciali, dove il 6 luglio scoppiò un grosso incendio –, può dirsi conclusa una fase del procedimento. Comprendiamo e rispettiamo le esigenze investigative della procura, a cui abbiamo sempre offerto totale collaborazione. C’è un rapporto di lealtà, e dobbiamo darne atto. Saremmo felici ora che anche altri enti valutassero le iniziative da intraprendere, ce lo auguriamo caldamente, ci sono 60 famiglie che aspettano, il problema va risolto velocemente».

Per quanto riguarda la possibilità del dissequestro dei capannoni H, L e M (quelli non direttamente percorsi dalle fiamme), «comprendiamo che lì ci sono ancora delle esigenze, ma cercheremo di velocizzare i tempi», precisa Giustozzi. Sui risultati delle analisi, e «sugli aspetti legati a un presunto inquinamento, a breve presenteremo un nostro, importante contributo», annuncia. Ed è sfida, appunto, a colpi di analisi, tra la ditta Orim e l’Arpam: il titolare dell’azienda, Alfredo Mancini, ha fatto fare gli esami per l’inquinamento della falda e «i risultati sono immensamente inferiori rispetto a quelli dell’agenzia per la protezione ambientale, com’è possibile? Li abbiamo ripetuti due volte, per sicurezza».

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Gli accertamenti dell’Arpam avevano dato esito, per alcuni valori, di un inquinamento a livelli 7.000 volte superiori (il dicloroetano nel primo piezometro) ai limiti di legge, che comunque erano stati sempre superati in tutti i 17 i parametri presi in considerazione: i prelievi dell’Arpam sulle acque sotterranee lo scorso 6 settembre erano stati svolti in quattro piezometri (pozzi di osservazione) e due pozzi. «Noi, venerdì, abbiamo svolto analisi sulle acque di falda sul piezometro 1 e 3 – spiega Mancini –, i più vicini alla ditta. In particolare, sul primo, quello che all’Arpam risultava con valori oltre 7.300, il risultato è stato 10 per i solventi clorurati. Allora, per sicurezza, abbiamo ripetuto le analisi, che affidiamo a un laboratorio terzo, di Ancona. E il risultato è stato pressoché identico, sempre intorno alla decina. Io mi domando come sia possibile una differenza così eclatante. Abbiamo inviato una Pec all’Arpam, oltre che alla Provincia, perché vengano domani (oggi, ndr) a svolgere campionamenti, possibilmente in contraddittorio, insieme a noi e nello stesso momento. Vediamo quale sarà il risultato, dunque. Facciamo venir fuori la verità su quello che c’è sotto la Orim, una volta per tutte».

E aggiunge: «Non credo sia normale apprendere dalla lettura del Carlino (articolo di martedì) i risultati delle analisi Arpam – incalza Mancini –, chiederemo quindi un accesso agli atti per avere anche noi quei dati». Porterà avanti anche i ricorsi al Tar che, annuncia, saranno presentati a brevissimo: uno contro la Provincia e uno contro il Comune.