"Orim, ricostruito il capannone"

Era stato danneggiato dall’incendio del 2018. Mancini: "Le banche si sono tirate indietro, fatto tutto da soli"

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di Chiara Sentimenti

"Abbiamo dovuto sputare sangue e ricostruire tutto da soli, perché molte banche ci hanno abbandonato, ma oramai ci siamo quasi e penso che, entro un mesetto, avremo terminato gli interventi nel capannone e potremo riprendere a lavorare al 100%". L’ingegnere Alfredo Mancini, titolare della Orim, l’azienda di Piediripa per lo smaltimento di rifiuti industriali, fa il punto sui lavori di ricostruzione del capannone andato parzialmente distrutto nell’incendio del 2018. Per quella vicenda, sono imputati l’azienda, Mancini in quanto legale rappresentante e un operaio. Mancini, in particolare è accusato di violazioni della normativa Seveso e di danni ambientali. E, proprio questo secondo aspetto, avrebbe spinto molte banche a ritirare i finanziamenti concessi per la ricostruzione del capannone. "I lavori sono quasi terminati grazie a un grande impegno da parte nostra, dato che abbiamo dovuto fare tutto da soli – spiega Mancini –, anche perché le banche, ad eccezione di una, come ci è arrivata l’accusa per la 231 (che riguarda appunto le violazioni ambientali, ndr) si sono ritirate e non abbiamo più avuto un centesimo. A loro dire un’ipotesi di inquisizione o di condanna successiva per la 231 sarebbe stata potenzialmente negativa. Così siamo andati con una sola banca e con le nostre forze". L’ingegnere, vista anche la recente riapertura del dibattito sul termovalorizzatore, si dice favorevole a un impianto. "I termovalorizzatori sono una fonte indispensabile di beneficio per l’ambiente, perché permettono di trasformare i rifiuti che non sono altrimenti recuperabili, ad esempio, in una fonte energetica – conclude –. Certamente sono molto più importanti questi forni che fanno anche recupero di calore, piuttosto che le discariche. I termovalorizzatori sono utili. Noi siamo stati la prima azienda ad andare a portare i rifiuti all’estero, oltre 20 anni fa, a Vienna dove tutti conoscono Spittelau, il forno per rifiuti urbani da 600mila tonnellate che sta a un chilometro dal centro, ma in realità Vienna è circondata da 13 forni che permettono ai cittadini di avere a disposizione una fonte energetica poco costosa".