Pamela Mastropietro, il medico legale. "Uccisa da due coltellate al fegato"

Udienza a porte chiuse, mostrate in aula le foto choc del corpo. "Quando venne fatta a pezzi era già morta"

Pamela Mastropietro aveva 18 anni

Pamela Mastropietro aveva 18 anni

Macerata, 20 marzo 2019 - Il nigeriano Innocent Oseghale è accusato dell'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro e oggi le analisi istologiche fatte dal professor Mariano Cingolani, medico legale consulente della procura nelle indagini sul delitto, hanno indicato che la ragazza è stata uccisa da due coltellate al fegato. Un punto fondamentale: secondo l'accusa, infatti, Pamela venne uccisa da due coltellate al fegato, per la difesa morì di overdose. In quest'ultimo caso, Oseghale sarebbe condannato solo per vilipendio e occultamento di cadavere, con una pena che si aggira sui sette anni di reclusione.

L'udienza di oggi (foto) del processo è basata dalle indagini sul corpo: uno strazio a cui non si sono sottratti Stefano Mastropietro, zio della giovanissima vittima, e Alessandra Verni, la mamma di Pamela, presenti in aula anche mentre si proiettano le immagini terribili dell'autopsia. "Poi è stata fatta un'opera di depezzamento raffinata sul corpo - ha aggiunto il medico legale -, io che ho 40 anni di esperienza lo avrei fatto in modo analogo. Abbiamo analizzato anche i tessuti vicino alle articolazioni e possiamo dire che il depezzamento è stato fatto quando la ragazza era morta".

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Il medico legale ha collocato la data della morte tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio del 30 gennaio, e il macabro lavoro sul corpo avrebbe richiesto tre o quattro ore. Il professor Rino Froldi, tossicologo, ha rinforzato le conclusioni del medico legale illustrando la presenza di morfina nel fegato e nell'umor vitreo, a conferma del fatto che Pamela non è stata uccisa da una overdose: la sostanza non ha infatti causato lo choc immediato che si ha in quel caso.

In aula vengono mostrate immagini choc dell'autopsia sul corpo della diottenne fatta a pezzi e chiusa in due valigie. Tanto che l'udienza viene celebrata a porte chiuse, alla presenza solo di parti civili, familiari e giornalisti. 

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"Quando ho aperto le valigie" che contenevano il corpo di Pamela Mastropietro fatto a pezzi, l'odore di varechina era così forte "da sembrare di essere in piscina". Tanto che sarebbero stati utilizzati "almeno cinque litri" di varechina, con l'obiettivo di avere "un lavaggio accurato per cancellare qualsiasi traccia di contatto fisico con la deceduta".

Lo ha detto il medico-legale, Antonio Tombolini, che ha effettuato la prima autopsia. Tombolini ha descritto quali fossero le condizioni degli arti superiori, della testa, del busto e degli organi di Pamela al momento dell'esame autoptico. In particolare, ha ribadito la presenza di "un'agopuntura all'altezza del polso della mano sinistra, praticata quando la giovane era in vita", per arrivare "con una sostanza estranea" alla "vena sottostante, utilizzando un ago da 2,5 millimetri, che è grande, mentre solitamente la sostanza viene iniettata con un ago corto e sottile". Inoltre, c'erano "molte striature all'altezza dell'avambraccio sinistro, che non sarebbero riconducibili a un laccio emostatico, perché erano molteplici".