Padre Maggi: "Coppie gay, sì alla benedizione Le adozioni? Quello che conta è l’amore"

Il religioso di Montefano dopo lo strappo dei vescovi fiamminghi: favorevole ai matrimoni omosessuali, i tempi sono cambiati

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di Chiara Gabrielli

"Unioni omosessuali disprezzate nei secoli, la Chiesa dovrebbe chiedere perdono per aver portato tanta sofferenza a queste persone". Padre Alberto Maggi spalanca le braccia alle coppie gay. Intervenuto anche su radio Capital ieri, il biblista e frate del convento dei Servi di Maria di Montefano parla dell’esclusione da parte della Chiesa delle unioni omosessuali. E sul tema adozioni specifica: l’importante per il bambino è essere amato.

Padre Maggi, i vescovi fiamminghi aprono alla benedizione delle coppie gay. Cosa ne pensa?

"Queste persone non devono aspettare il timbro del Vaticano per essere felici. Ogni amore è è sempre benedetto da Dio. Dal Vangelo impariamo che ogni persona che viene al mondo è amata da Dio. La Chiesa arriva sempre in ritardo, provocando sofferenze atroci, sensi di colpa, dicendo alle persone che sono sbagliate, contronatura. Non ci sono persone sbagliate. E la Chiesa deve chiedere perdono per questo, sono persone che hanno soffocato la loro affettività. Ha ribadito che non è lecita la benedizione delle nozze gay e dice che gli omosessuali possono stare insieme senza però fare sesso. Che idiozia è questa? È come dire a una pianta che può crescere ma non fiorire. Ora è arrivata l’apertura dei vescovi fiamminghi, stiamo a vedere".

Qual è stato l’atteggiamento della Chiesa finora?

"Viene da dire che la Chiesa era più coerente prima, quando diceva semplicemente che i gay andavano all’inferno. Dopo il Concilio Vaticano II, ha stabilito invece che sono peccatori se vivono la loro sessualità. Io so bene quanto sia impegnativa la castità, ma l’ho scelta, ho deciso io. Perché si dovrebbe imporre a qualcuno una cosa simile se non è quello che vuole?".

Cosa pensa delle nozze tra omosessuali?

"Il matrimonio ha subìto tante trasformazioni, all’origine era sostanzialmente un contratto. Sono passati i secoli, ora c’è una forma nuova, perché ostacolarla? L’umanità si evolve, va avanti. Gesù, su questo, non ha detto una parola perché non era importante. Quello che conta è amare. La Chiesa ha impiegato duemila anni per dire che il matrimonio oltre che procreazione è anche amore. Abbiamo visto mariti e mogli che si sentivano sporchi a fare sesso tra loro, avevano sensi di colpa, non si sentivano degni di fare la comunione. La Chiesa ha combinato un disastro".

‘Dio, patria, famiglia’. Ha detto che ciò che accomuna questo motto è il potere dell’uomo sull’altro uomo. Perché?

"Gesù ha smascherato questi falsi valori, l’unico valore sacro è il bene dell’uomo. Al posto di ‘Dio’ diciamo invece ‘Padre’, perché all’istituzione religiosa che esercita il potere è capitato che nel nome di Dio togliesse la vita, mentre ‘Padre’ può indicare solo vita, amore, mai morte. Al posto di ’patria’, il ’regno’ di Dio, dove tutti sono amati e accolti, tutti possono entrarvi, mentre ’patria’ impone confini, esclude, qualcuno è destinato a restare fuori. E poi la famiglia, che è quella allargata, senza distinzioni di popolo e razza. A volte i legami di sangue valgono poco, pensiamo a dei fratelli che smettono di parlarsi per una questione di eredità. La famiglia è quella dove c’è amore".

E l’adozione di bambini da parte delle coppie gay?

"Non dico no a priori. Ho 77 anni, ricordo che da ragazzo nel piano sopra di noi viveva una donna, era separata, ma lo si diceva sottovoce. Il divorzio era impensabile a quei tempi. Vengo da una generazione in cui spesso si cresceva senza una figura maschile. Col padre morto in guerra molti miei compagni sono cresciuti con la mamma e la zia, due figure femminili. Sono venuti su male? No. Per un bambino l’importante è essere amato, poi che siano due padri o due madri o un padre e una madre cosa importa? C’è un cambiamento in atto, non lo arrestino la Chiesa o la società".

Riceve molte critiche?

"Sì, ma l’importante è che io mi senta in comunione con Papa Francesco e con tanti vescovi".

Le è capitato di ricevere insulti o minacce?

"Sì. Un esempio su tutti. Era Giovedì Santo, mi è arrivata la lettera di un sacerdote delle nostre parti. Mi augurava di morire, e specificava come: sperava che cadessi e mi spaccassi la testa. L’ho fatto sapere ai carabinieri senza sporgere formale denuncia, mi hanno detto di stare attento e segnalare eventuali altre minacce. Ma io non ho timori. Sono marchigiano e, come si dice, i marchigiani si chinano solo per allacciarsi le scarpe".