Giallo di Pamela Mastropietro, il corpo della ragazza mutilato atrocemente

Rivelazioni choc dall’autopsia, il sospetto è che non abbia potuto fare tutto da solo. Il dolore della mamma. "Era una leonessa"

Pamela Mastropietro aveva 18 anni (Ansa)

Pamela Mastropietro aveva 18 anni (Ansa)

Macerata, 3 febbraio 2018 - Una mannaia sporca di sangue e una serie di particolari al di là di qualsiasi perversa immaginazione vengono fuori dall’appartamento di Innocent Oseghale, il 29enne fermato per l’uccisione della 18enne romana Pamela Mastropietro. C’è chi ipotizza macabri rituali tribali, gli inquirenti smentiscono con fermezza ricostruzioni di questo genere, ma trovare una spiegazione a tanto orrore è davvero arduo.

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Per otto ore, giovedì, i carabinieri del Ris di Roma hanno minuziosamente controllato la casa al civico 124 di via Spalato. Hanno trovato così la mannaia, sulla quale il luminol ha fatto emergere le tracce di sangue: le stesse macchie sono apparse su altri coltelli, finiti anche questi sotto sequestro come indizi utili a ricostruire le ore dell’orrore. Sempre con il luminol sono emerse altre tracce di sangue, che erano state lavate via.

Ma è dall’autopsia che emergono particolari per i quali nessun aggettivo sembra sufficiente, su quello che è stato fatto sul corpo della povera ragazza. Particolari realmente impossibili da riferire. Ci sono mutilazioni atroci, lesioni, tumefazioni. Tutte le parti sono state poi lavate con la candeggina e infilate nei due trolley.

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Una devastazione che non ha giustificazioni, che non è comprensibile. Neppure gli inquirenti sanno spiegarsi questo accanimento. C’è chi ipotizza si sia trattato di un rito tribale, o di una sorta di cannibalismo rituale: tutte ricostruzioni che però vengono smentite in maniera categorica da carabinieri e procura.

Di certo, è un orrore senza precedenti. Sebbene il corpo sia stato martoriato e poi lavato, sono ancora visibili su un braccio i segni di un’iniezione, che farebbe pensare al fatto che Pamela abbia assunto una dose di stupefacente poco prima di morire. Alle 11 di martedì, con Oseghale, la ragazza era andata in farmacia in via Spalato per comprare una siringa.

Ma cosa sia successo poi nell’appartamento è un mistero, che potrà in parte essere risolto dalle analisi tossicologiche e sui tessuti della giovane, per capire se ci sia stata una violenza, e cosa e quando l’abbia uccisa. Elementi che potranno servire a ricostruire quelle ore di buio della ragione. Oseghale ha detto ai carabinieri, durante i primi interrogatori, di non spacciare eroina, ma di essere consumatore e spacciatore solo di sostanze come marijuana e hashish.

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Le indagini sono ancora in corso per chiarire questo e altri contorni della vicenda. Alcuni sospettano che Oseghale, per effettuare un simile scempio sul corpo della ragazza nelle ore tra le 11 alle 22.30, abbia avuto dei complici. Ma al momento non ci sono riscontri di questo: il nigeriano era solo con lei in via Spalato, ed era solo con il tassista camerunense a cui ha chiesto un passaggio la sera, per farsi accompagnare a Casette Verdini e disfarsi dei resti della povera ragazza.

"Pamela – ha scritto ieri la mamma Alessandra Verni su Facebook – era solare, spiritosa, bella, buona di cuore, aiutava tutti, simpatica, un po’ permalosa, gentile, generosa. Era una leonessa!".