Omicidio di Pamela Mastropietro, la verità di Oseghale. La confessione diventa un giallo

Le intercettazioni: "L’ho uccisa io". Il pm: "Indiscrezioni infondate"

Innocent Oseghale e nel riquadro la sua vittima Pamela Mastropietro

Innocent Oseghale e nel riquadro la sua vittima Pamela Mastropietro

Macerata, 13 marzo 2018 - Poseguono gli accertamenti sull’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne fuggita dalla Pars il 29 gennaio e ritrovata, uccisa e fatta a pezzi, il 31 in due trolley a Casette Verdini. Ad aggravarsi sempre più è la posizione del primo fermato per quel delitto, Innocent Oseghale, nella cui mansarda in via Spalato la ragazza sarebbe stata massacrata. È di ieri la notizia della confessione del nigeriano: parlando con la compagna, una ragazza italiana che lo aveva raggiunto in carcere a Marino del Tronto, l’uomo avrebbe detto di essere lui responsabile per quanto avvenuto a Pamela.  

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Ma Oseghale parla male l’italiano, e nel corso di questo colloquio avrebbe detto anche altre cose, alcune delle quali in contraddizione con le ammissioni. L’interpretazione è ambigua, forse si limita al massacro sul corpo seguito all’omicidio – una delle ipotesi – per questo comunque quelle frasi non vengono considerate risolutive per le indagini in corso. Il procuratore capo, Giovanni Giorgio, esclude che si possa trattare di una confessione. «La notizia non ha alcun fondamento», ha dichiarato ieri. E infatti le indagini vanno avanti.

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Oggi pomeriggio alle 16 i carabinieri faranno un nuovo sopralluogo in via Spalato, con un geometra incaricato di misurare le mattonelle e le fughe nella mansarda di Oseghale. Questo perché nel cellulare di Awelima è stata trovata una foto che ritrae un etto di eroina su un bilancino e, sotto, si vede un pavimento che potrebbe essere quello della casa di via Spalato. L’accusa mossa dalla procura è che Awelima e Oseghale spacciassero insieme eroina, al contrario di quanto dichiarato da Oseghale, che aveva detto di spacciare solo hashish e marijuana; per questo si era rivolto a Lucky Desmond, l’altro arrestato, quando Pamela Mastropietro aveva chiesto quella sostanza.

 

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Su questo i due saranno interrogati, giovedì e venerdì. Oggi pomeriggio invece saranno all’obitorio l’avvocato Simone Matraxia, difensore di Oseghale, con il medico legale Claudio Cacaci, nominato dalla difesa: il consulente ha chiesto di poter esaminare i resti della ragazza. Nello stesso momento, il nigeriano in carcere incontrerà l’altro difensore, Umberto Gramenzi, con un interprete di inglese autorizzato. I legali hanno già oggi incontrato il loro assistito, in carcere, ma per ora il contenuto del colloquio resta riservato. Con i vestiti della ragazza nel suo armadio, le tracce di sangue in casa, le telecamere che lo filmano con Pamela la mattina del 30 gennaio, le dichiarazioni del tassista che lo ha portato con i trolley a Casette Verdini la sera, il suo dna sul corpo della ragazza, e le frasi pronunciate con la compagna, Oseghale ha molte cose da chiarire, se vuole continuare a sostenere di fronte agli inquirenti di non essere lui l’assassino.