Omicidio di Pamela Mastropietro, la Procura contro Oseghale. "Coltellate fatali"

"Il perito esclude overdose". Il nigeriano ha detto di averla trovata senza vita. La difesa punta a dimostrare che la 18enne è stata uccisa dall’eroina

Pamela Matropietro aveva 18 anni

Pamela Matropietro aveva 18 anni

Macerata, 2 agosto 2018 - «Oseghale è scoppiato in lacrime durante l’interrogatorio: assicura di non avere ucciso lui Pamela Mastropietro, ed è pentitissimo di non aver chiamato l’ambulanza. Lei si sarebbe salvata, e lui non sarebbe in carcere. Ma su una cosa è convinto: quando è rientrato in casa, Pamela era già morta». Su questo invece la procura la vede in maniera opposta. «Il nostro consulente tossicologico, il professor Rino Froldi, ha escluso categoricamente che Pamela sia morta di overdose – ha ribadito il procuratore capo Giovanni Giorgio. A ucciderla sono state le coltellate al fegato, inferte quando era viva». A sostegno di questa ricostruzione, la procura ha le valutazioni del tossicologo, secondo il quale l’eroina ha fatto in tempo a raggiungere gli organi del corpo, dunque non ci sarebbe stato il classico choc immediato dell’overdose. Inoltre, le lesioni alla testa e al fegato sono infiltrate dal sangue, come ha rilevato il professor Mariano Cingolani, medico legale, e questo vuol dire che il corpo era ancora vitale quando le ha ricevute.

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«Ma la valutazione tossicologica – ribatte l’avvocato Simone Matraxia, che difende il nigeriano con il collega Umberto Gramenzi – è basata su parametri generali, che forse non erano quelli di Pamela. Inoltre, la presenza di sangue alla lesione al capo è rilevante, ma su quelle al fegato viene definita lieve dal professor Cingolani: ma il fegato è un organo molto vascolarizzato, e quindi avrebbe dovuto esserci una massiccia presenza di sangue, se davvero la ragazza avesse ricevuto quelle lesioni da viva. Su questo depositeremo la relazione del nostro consulente».

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Bisognerà vedere poi come sul punto deciderà la procura, che anche su un altro aspetto dissente dalla ricostruzione di Oseghale. Per l’accusa, Oseghale avrebbe violentato Pamela, e l’avrebbe uccisa per non essere scoperto. Invece nel corso del primo interrogatorio, il 20 luglio, Oseghale ha detto di aver avuto un rapporto sessuale consensuale con Pamela vicino ai giardini. Martedì dunque il procuratore capo Giovanni Giorgio, nel secondo interrogatorio, gli ha mostrato i video dei due sottopassi di Fontescodella, e lui ha indicato uno dei due – che ora è chiuso – come quello in cui dovrebbe aver consumato il rapporto con la diciottenne. A Oseghale sono stati chiesti alcuni elementi precisi su quei momenti, per verificare se si trattasse di una invenzione o meno. E ci sono comunque anche altre indagini in corso, per trovare riscontri o smentite delle sue dichiarazioni.

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Ad esempio, la procura ha recuperato il borsone che lui ha detto di aver comprato quel pomeriggio, dopo aver visto che la ragazza era morta, per provare a infilarci il corpo. E’ stato inoltre risentito il quarto nigeriano che era stato indagato per omicidio, Anthony Anyanwu: a lui Innocent avrebbe telefonato, dicendo che una ragazza in casa sua si era sentita male dopo aver preso l’eroina, e Anyanwu gli avrebbe suggerito di chiamare un’ambulanza. Altri accertamenti sono in corso, dunque, prima di definire la vicenda.