Pamela Matropietro, la famiglia: "Il vescovo è scappato dall’inaugurazione della lapide"

Dopo l'attacco a monsignor Marconi, la replica: "Ha pregato con tutti"

FACCIA A FACCIA Da sinistra, la famiglia Mastropietro all’inaugurazione della lapide e il vescovo Nazzareno Marconi

FACCIA A FACCIA Da sinistra, la famiglia Mastropietro all’inaugurazione della lapide e il vescovo Nazzareno Marconi

Macerata, 11 settembre 2018 - «Siamo sconcertati perché nessuno ha mai parlato di odio o vendetta ma, da colui che dovrebbe essere il primo testimone di ciò che predica ci saremmo aspettati un messaggio di forza e di speranza». È Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro, a dare voce a tutta l’amarezza della sua famiglia nei confronti del comportamento del vescovo Nazzareno Marconi, il giorno dopo l’inaugurazione della lapide in memoria della nipote scoperta domenica a Casette Verdini. Alla cerimonia, infatti, il vescovo si è presentato puntuale alle 9, come previsto da programma, ma non ha aspettato l’arrivo della famiglia e, dopo alcune parole di conforto ai presenti, se n’è andato per altri impegni.

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«La cerimonia è stata anticipata dalle 10 alle 9 proprio per permettere la presenza del vescovo che poi era impegnato con le cresime – continua Verni –. Noi siamo arrivati con 5-10 minuti di ritardo, perché partiti direttamente da Roma, ma quando siamo arrivati lui se n’era già andato. Data la circostanza avrebbe potuto aspettare qualche minuto in più per incontrarci e darci un messaggio di forza. Invece è scappato, continuando a minimizzare il problema come relativo solo alla droga, quando invece c’è molto altro dietro». Secondo la famiglia, infatti, il vescovo non vorrebbe affrontare alcuni temi, come quelli relativi all’immigrazione.

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«Ci possono essere interessi confliggenti tra il vescovo e tematiche legate all’immigrazione, visto il suo disagio – aggiunge Verni –. Poi, se volessimo essere proprio coerenti con il messaggio cristiano, allora il vescovo doveva essere il primo a non scappare davanti a un’eventuale polemica, i cristiani devono essere pronti al martirio e un vescovo scappa per timore di una possibile polemica? E comunque, data la circostanza, credo che qualsiasi impegno potesse avere, anche come atto di cortesia nei confronti di una famiglia che stava arrivando da Roma, avrebbe potuto aspettare qualche minuto».

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Nessuna voglia di replicare da parte del vescovo, anche se dalla Curia fanno sapere che «il vescovo aveva segnalato in anticipo agli organizzatori di avere stringenti esigenze di orario. Il vescovo è stato puntuale, si è intrattenuto, ha pregato con i presenti e poi è partito perché, prima dell’incontro previsto con i ragazzi, a cui alle 11 ha amministrato la cresima, ne ha avuto un altro privato, con una persona che aveva chiesto un colloquio». Ma la famiglia ricorda che, polemiche a parte, quello che vuole che sia ricordato è il sacrificio di Pamela. «Quello che mi ha commosso domenica – conclude Verni – è stato un nonno che ha portato la nipotina davanti alla lapide e ha cercato di spiegarle che cosa fosse successo. Questo è il senso civico: trasmettere ai bambini, che saranno gli uomini di domani, il ricordo di ciò che è accaduto. Quindi, che un vescovo se ne vada, è di cattivo gusto».

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