Pamela Mastropietro, il proprietario della mansarda. "Nessuno vuole la casa degli orrori"

Il proprietario prova ad affittare l'appartamento di via Spalato, dove la ragazza venne uccisa: anch’io sono una vittima

I carabinieri fuori dalla casa degli orrori durante le indagini per l’omicidio di Pamela

I carabinieri fuori dalla casa degli orrori durante le indagini per l’omicidio di Pamela

Macerata, 7 dicembre 2019 - «Sono cose che ti mettono a terra. C’è il danno economico, certo, ma io mi sono anche fatto prendere da questa storia, mi sono sentito coinvolto anche se non ho fatto niente. È una situazione di stallo per tanti motivi».

Massimo Potenza è il proprietario della mansarda dove, il 30 gennaio 2018, fu uccisa e fatta a pezzi la 18enne Pamela Mastropietro. Dopo quel fatto orribile, l’appartamento è rimasto a lungo sotto sequestro, per consentire tutte le indagini scientifiche che potessero aiutare a capire cosa fosse successo lì dentro. Ma dal 29 gennaio, dopo la sentenza di primo grado che ha condannato all’ergastolo Innocent Oseghale, è stato restituito al proprietario.

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Leggi anche Quadro choc con Oseghale E da allora che cosa è successo? «La famiglia Verni era contraria al dissequestro, chiedevano altre indagini. Appena mi hanno ridato la mansarda io l’ho messa a loro disposizione. In realtà poi sono solo venuti a vedere come era. Per vuotarla delle cose rimaste ho dovuto chiamare una ditta». Vorrebbe affittarla? «Sì, ma per ora solo con il passaparola. Però non ho ancora avuto proposte serie. Io dico a chi mi chiama cosa è successo lì, per evitare che magari lo scoprano in seguito e questo diventi motivo di contestazione, ma finora lo sapevano tutti quelli che mi hanno contatto, e hanno anche cercato di far leva su questo: una persona mi ha offerto cento euro al mese».

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Troppo poco? «È un attico cento metri quadri, con una terrazza di 40 panoramicissima. Prima di affittarlo tra l’altro avevo anche cambiato la caldaia e l’impianto elettrico, almeno vorrei recuperare le spese». Prima a quanto era affittato l’appartamento? «A 450 euro al mese. Io non conoscevo la compagna di Oseghale, aveva fatto tutto una mediatrice. Non ho mai avuto problemi con loro fino alla tragedia. Tra l’altro, se non sbaglio nelle intercettazioni mi sembra che Oseghale abbia detto alla compagna di mettere in regola i pagamenti. Ma non ho avuto più nulla. Ci sono state solo proposte per un instant-doc, una specie di documentario, ma è ancora tutto da vedere». Ha pensato di vendere la mansarda? «Credo sia troppo presto».

Era un’entrata importante per la sua famiglia? «Certo, era un aiuto per le spese. Ci facevamo affidamento. Ma in casi come questi il proprietario non ha alcun aiuto, neanche con le tasse. Per tutto il 2018 e fino a metà 2019 non ho potuto neanche mettere piede lì dentro, ma non interessa nessuno. Non c’è un fondo per le vittime di questi fatti, è come se io diventassi solidale con l’assassino per certi debiti. E questo comunque non è il problema principale».

image Quale è il problema principale? «Che anche io sono rimasto in una situazione di stallo. Fatti come questo ti mettono a terra, al di là della perdita economica. Mi sono fatto prendere troppo, non ho fatto più nulla anche con il mio lavoro di regista per il dispiacere. Ho avuto un coinvolgimento forte, anche se io c’entro solo marginalmente».