Pamela Mastropietro, la vigilessa. "In quei trolley ho visto l'orrore"

Il sovrintendente capo della polizia locale di Pollenza: abbiamo continuato a lavorare, ma a turno finito sono crollata

Antonella Pennesi ha scoperto il corpo di Pamela Mastropietro

Antonella Pennesi ha scoperto il corpo di Pamela Mastropietro

Macerata, 29 gennaio 2019 - Ogni volta che passa davanti alla stele dedicata a Pamela Mastropietro (e capita tutti i giorni), a Casette Verdini, nel punto in cui furono trovati i due trolley con i suoi resti, il sovrintendente capo della polizia locale di Pollenza, Antonella Pennesi, in servizio da 21 anni, pensa alla mattina del 31 gennaio 2018. Perché ad aprire quelle valigie c’era anche lei, insieme al comandante Tarcisio Feliziani, nell’ultimo giorno di lavoro prima di andare in pensione, e ai due carabinieri della stazione locale. Una scena che, ovviamente, non dimenticherà mai. Era il compleanno del marito Maurizio, ispettore di polizia locale a Tolentino. Non hanno festeggiato. E lo stomaco è rimasto chiuso per diversi giorni.

Pennesi, cosa ricorda di quella mattina?

«Era arrivata una chiamata in Comune, al centralino, da parte di una residente che aveva notato due valigie lungo la strada. L’impiegata mi ha informato subito della telefonata, ho avvisato il comandante e questi ha voluto accompagnarmi. In piazza c’era una pattuglia dei carabinieri, ho segnalato la presenza dei bagagli anche a loro e siamo partiti. Io sarei andata anche da sola, fa parte del nostro lavoro. Mi dicevo: “Mica ci sarà una bomba!’’. Mai avrei immaginato di trovare una ragazza fatta a pezzi. Avevo sentito della scomparsa di una 18enne dalla comunità di Corridonia tramite «Chi l’ha visto?» e ricordavo che aveva un trolley di colore rosso, ma credevo che alla peggio lo avesse abbandonato lì, con le sue cose».

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D’istinto, che reazione ha avuto?

«Appena il carabiniere davanti a me ha aperto la valigia, mi sono girata e ho detto: “Ti prego, dimmi che è un animale’’. Siamo rimasti tutti sconvolti. Non usciva nessun odore dal trolley e non c’era sangue. Lì per lì mi sono fatta coraggio, abbiamo chiuso la strada e continuato il “lavoro’’. Poi più tardi, a turno finito, mi sono sentita svenire, sono crollata. Pamela poteva essere una figlia, una nipote».

Ha mai avuto modo di incontrare la mamma di Pamela, Alessandra Verni?

«Sì, ero in servizio il giorno dell’inaugurazione della stele a Casette Verdini (nel settembre dell’anno scorso, ndr). Mi sono presentata alla mamma, allo zio, alla nonna, insomma ai familiari. Con la mamma ci siamo abbracciate e abbiamo pianto insieme. Tuttora a Pollenza basta vedere una valigia che la gente va nel panico e teme di rivivere quel terrore. È successo di recente, per un falso allarme».