Omicidio di Pamela Mastropietro, il procuratore: "Le indagini non sono concluse"

Giorgio dopo i fermi di altri due nigeriani: no a giustizia sommaria

Il procuratore Giovanni Giorgio

Il procuratore Giovanni Giorgio

Macerata, 11 febbraio 2018 - «Le indagini non possono ritenersi concluse». La Procura di Macerata ha idee precise sulla morte di Pamela Mastropietro, ma attende ancora i risultati degli accertamenti di natura scientifica che hanno «tempi fisiologicamente non brevissimi». Il procuratore Giovanni Giorgio, che ieri aveva parlato di «indagine chiusa», oggi mette nero su bianco che le indagini «non possono ritenersi affatto concluse» e sottolinea che l’ufficio non intende «seguire o acconsentire di fatto a procedure di giustizia sommaria più che mai in una vicenda così delicata».

In carcere sono finiti tre nigeriani: il 29enne Innocent Oseghale, arrestato poco dopo il ritrovamento del corpo, e da ieri sono in stato di fermo Desmond Lucky, 22 anni, e Lucky Awelima, di 27. Pesantissime le accuse: omicidio volontario in concorso, vilipendio, distruzione, soppressione e occultamento di cadavere e spaccio di stupefacenti. Lo stesso procuratore in una nota parla di risultati delle indagini «ancora provvisori», anche se la procura ritiene di avere un quadro chiaro di quanto è successo nell’appartamento di via Spalato 124, a Macerata, ritenuto il luogo del delitto. E cioè come e in che circostanze è morta Pamela.

Su questo aspetto il riserbo è totale, però l’ipotesi è che la ragazza sia stata vittima di un’aggressione sessuale di gruppo e poi uccisa e sezionata. Ma per confermare questo quadro, servono gli esiti degli accertamenti scientifici, medico-legali, tecnici. La Procura attende risposte dal Ris che ha effettuato e sta effettuando esami di laboratorio, relativi in particolare alle impronte rilevate e ai prelievi biologici acquisiti nell’appartamento. Dati che vanno comparati con i profili dattiloscopici e biologici di tutti e tre gli indagati, «per capire chi ha fatto che cosa», spiegano fonti investigative. E ancora si attendono le relazioni del medico legale Mariano Cingolani e del tossicologo Rino Froldi e quelle degli esperti che hanno analizzato telefoni, celle telefoniche e computer.

Finora sono arrivate le prime relazioni preliminari: quelle di medicina legale hanno consolidato l’ipotesi di omicidio volontario (sul corpo della ragazza, sezionato con perizia, sono stati trovati segni di violenza), quelle telefoniche hanno permesso di ‘collocarè nell’appartamento di via Spalato tre persone: Oseghale, Lucky e una terzo uomo, che verrà poi identificato grazie al telefono. Il suo cellulare aggancia la cella telefonica di quella zona. Il suo numero, corrispondente a due diversi nomignoli è registrato nella rubrica degli altri due. Sempre grazie al telefono, gli investigatori si accorgono che se ne sta andando da

Macerata e riescono a seguirlo fino a Milano, dove viene bloccato e riportato in città dai carabinieri. È Awelima. Gli inquirenti avrebbero preferito avere in mano l’esito dei famosi accertamenti. Ma la fuga di Awelima verso Milano e poi forse verso la Svizzera, ha accelerato le indagini. Ora tutto il materiale probatorio raccolto va al gip. L’udienza di convalida per gli ultimi due fermati si terrà martedì nel carcere di Montacuto. La prima notte in carcere per Desmond Lucky e Lucky Awelima è stata tranquilla. I due sono stati «poco collaborativi» con i magistrati che li hanno interrogati nella notte tra venerdì e sabato e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Tutti e tre negano. O meglio: Oseghale racconta di essere fuggito quando Pamela si è sentita male dopo avere assunto eroina acquistata da Desmond Lucky, che è rimasto con lei nell’appartamento. Awelima sostiene di conoscere solo di vista Oseghale e di non conoscere affatto Desmond. Gli investigatori intanto stanno conducendo approfondimenti sui lavori svolti nei paesi di origine - imbianchino Oseghale, fabbro Lucky e piastrellista Awelima - per capire chi potesse avere le competenze per sezionare il corpo di Pamela.