Pamela Mastropietro, la mamma: "Voglio giustizia, ci sono complici"

Quattro anni fa la morte della ragazza, fatta a pezzi: un uomo è stato condannato all'ergastolo. La madre Alessandra: "Non è stato solo lui"

Pamela Mastropietro, aveva 18 anni: morì 4 anni fa

Pamela Mastropietro, aveva 18 anni: morì 4 anni fa

Macerata, 30 gennaio 2022 - Quattro anni fa, il corpo della 18enne romana Pamela Mastropietro fu trovato a pezzi, dissanguato, candeggiato e chiuso in due trolley, abbandonati sul ciglio di una strada fuori Macerata e trovati il 31 gennaio 2018, la mattina presto. Da quel giorno, la mamma Alessandra Verni aspetta giustizia e spera che quel dolore possa trasformarsi in qualcosa di bello, perché la morte di sua figlia possa servire a qualcosa.

Alessandra, ricorda i giorni prima della morte di Pamela? "Certo. Penso sempre a come sarebbe andata se le operatrici della Pars, la comunità dove era ospitata, l’avessero fermata quando è scappata. Penso a quei maschi che hanno approfittato di lei. Penso alla donna che l’ha accompagnata fino alla fermata dei pullman a Corridonia. Al tassista che l’ha portata ai giardini Diaz. Se uno di loro le avesse permesso di telefonare, forse le cose sarebbero andate diversamente. Bastava una telefonata".

Quando ha visto sua figlia l’ultima volta? "Il 21 gennaio in comunità. Mi ha raccontato che la notte vomitava, l’avevano portata dal medico, ma lui non sapeva nulla di questo problema di Pamela. Quando andavo da lei mi faceva sempre salire in camera, mi presentava le compagne di stanza, e voleva che le facessi la piastra".

Era stata la famiglia a costringerla a entrare in comunità? "No, era lei che aveva deciso di chiudere. Ma le strutture psichiatriche per minorenni erano tutte occupate, così siamo arrivati alla Pars di Corridonia. Pamela era contenta, voleva voltare pagina. Io credo che averebbe smesso con l’eroina. Sapeva che dolore aveva passato, era decisa a cambiare e me lo aveva detto. Purtroppo però lei non può più confermare le mie parole".

Dopo le indagini, il nigeriano Innocent Oseghale, clandestino e con precedenti per spaccio, è stato accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela. Lei pensa che non sia stato solo lui? "Altri due nigeriani erano stati indagati, ma per loro c’è stata l’archiviazione. Sono stati condannati per spaccio, uno ha scontato la pena ed è stato portato in centro per il rimpatrio, non so dove sia ora. L’altro avevano detto che era andato con Oseghale a cercare l’acido, poi avrebbero comprato la candeggina; ma lo scontrino non si è mai trovato e l’accusa è caduta. La procura di Ancona aveva avviato nuove indagini per cercare i complici, ma che fine hanno fatto? Ci hanno sempre detto che carabinieri e Ris avevano setacciato la mansarda di via Spalato senza trovare tracce di altre persone, ma quando alla fine siamo entrati noi, abbiamo trovato una scatola di creme con la scritta "Pami" e la spazzola con i capelli di Pamela, che nessuno aveva visto. Siamo sicuri che abbiano cercato bene? Poi avrei sempre voluto che si facesse qualche controllo sulla comunità, sulla terapia che seguiva. Tante domande sono rimaste senza risposta".

Il 14 gennaio era prevista l’udienza in Cassazione per Oseghale, ma è stata rinviata al 23 febbraio. Cosa si aspetta? "Oseghale è stato condannato all’ergastolo in primo grado e in appello, non accetterei una riduzione della pena. Non cerco vendetta, ma giustizia sì".

Lei ha partecipato a ogni udienza. Non è doloroso? "Ogni volta è pesantissimo. Anche vivere è pesante di per sé, ma il processo è interminabile".

Cosa la aiuta ad andare avanti? "Moltissimo la fede. E poi Pamela, che è un angelo ed è sempre con me. Lo vedo in tantissime cose. Io ho un progetto, per il quale sto studiando. Sto vedendo come funzionano le associazioni. Ho preso il diploma e ho iniziato un corso di pet therapy, e quest’anno l’animale scelto è il cavallo: per me anche questo è un segno, perché Pamela adorava i cavalli, faceva equitazione. La mia idea è di creare una fattoria dove fare laboratori e terapie per i ragazzi e per le loro famiglie, perché se un ragazzo ha problemi spesso li hanno anche i genitori, e bisogna fare un percorso insieme, andare avanti insieme. Questa è la mia idea e spero di poterla realizzare. Ci vuole tempo purtroppo, comunque ormai la mia vita di prima non mi va più bene".