CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Macerata, le ultime ore di Pamela Mastropietro. "Voleva tornare in stazione"

Il racconto del tassista che l’ha portata ai giardini Diaz

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 14 aprile 2018 - «Come faccio poi per tornare in stazione?» È l’ultima domanda di Pamela Mastropietro rivolta al tassista Victor Alonso, che la mattina del 30 gennaio l’ha accompagnata dalla stazione dei treni ai giardini Diaz. La 18enne originaria di Roma è stata trovata il giorno successivo, a pezzi in due trolley lasciati lungo la strada a Casette Verdini.

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A che ora ha incontrato Pamela quel martedì?

«Saranno state le 9.45 o le 9.50, qui alla stazione. Salita in taxi mi ha chiesto dov’era il Sert. Le ho detto che era molto vicino e che se voleva l’avrei accompagnata. Ma lei ci ha subito ripensato dicendo che non aveva i documenti, e che per di più non era di qui e che per andare al Sert bisogna essere iscritti».

E quindi dove ha chiesto di essere accompagnata?

«Ha detto di portarla ai giardini Diaz. Durante il tragitto le ho detto che però quello era un postaccio, le ho detto di stare attenta, che di solito i giardini sono frequentati da gentaccia. In quel periodo, ricordo che bastava avvicinarsi e quelli che stavano lì dentro si alzavano minacciosi urlando che cosa c’era da guardare».

E poi cos’è successo?

«Arrivati ai giardini, abbiamo fatto un giro in auto intorno all’anello, lei guardava fuori dal finestrino. Mi sono fermato davanti alla Rotonda. Prima di scendere mi ha chiesto come avrebbe fatto a chiamarmi per tornare alla stazione, specificando di non avere il telefono. Era chiaro che voleva tornare in stazione per prendere un treno. Le ho lasciato il mio bigliettino, che aveva infilato sul taschino davanti del suo trolley, e le ho detto che semmai si poteva far prestare un telefono se doveva chiamarmi, o che volendo poteva andare a piedi alla stazione, le ho indicato la strada».

Come ha pagato la corsa?

«Veniva a costare circa 8 euro, lei me ne ha dati cinque e poi ha detto che doveva cercare gli spicci. Le ho detto che non importava, che andava bene così. E me ne sono andato. Avevo fretta quella mattina perché avevo una commissione da sbrigare».

E dopo?

«Circa un’ora più tardi ero in auto con mia moglie, rivedo Pamela in via Spalato. Entra in farmacia, dall’altro lato della strada sul marciapiede vedo un africano (Oseghale, ndr)che la aspetta. Successivamente ai carabinieri ho descritto nel dettaglio l’abbigliamento di lui, mi era rimasto impresso. Poi li vedo dirigersi verso l’ingresso di uno dei palazzi di via Spalato vicini alla piccola area verde».

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Quando ha realizzato che si trattava della ragazza scomparsa?

«Il giorno dopo. Ero con un collega, che mi ha fatto vedere sul giornale la ragazza scappata dalla comunità, era lei. Allora ho chiamato i carabinieri, poi sono andato in caserma e ho fornito tutte le indicazioni».

Cosa può dire ora, dopo tutto questo?

«Che sono stanco di essere scambiato per il tassista abusivo camerunense che portò con Oseghale il corpo di Pamela o di essere scambiato per il tassista che è stato insieme a lei il giorno prima che morisse. Che la gente sappia, almeno, la verità su com’è andata».