Parco per ricordare Dezi e chi muore sul lavoro

Al maceratese, che fu una delle vittime di Marcinelle, intitolato lo spazio di Sforzacosta. La nipote: "Era appena rientrato dalle ferie"

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di Chiara Gabrielli

"Mio zio Nicola pochi giorni prima era qui, in paese, per le ferie. Finite le vacanze era tornato a Marcinelle. E pensare che era appena rientrato al lavoro quando è successa la tragedia, fu davvero il destino a decidere. Io all’epoca avevo 4 anni. Ricordo il grandissimo dolore di mia madre. Quello che è accaduto, noi familiari non l’abbiamo mai dimenticato. Oggi per me è un vero piacere essere qui". Sono le parole di Simonetta Palombi, nipote di Nicola Dezi, uno degli operai della miniera di carbone morti a Marcinelle l’8 agosto del 1956. Nicola aveva appena 26 anni: lì sotto morirono in 262, di cui 136 italiani. E ora, la nipote guarda la targa del giardino, inaugurata ieri in Borgo Sforzacosta, su cui è scritto il nome di Nicola Dezi. "Ero piccola quando mio zio morì – ricorda Palombi, arrivata apposta da Bologna -, ricordo il dolore di mia madre, sua sorella maggiore, e i discorsi che si facevano a casa. Di mia madre ricordo anche la rabbia, ce l’aveva con il fratello perché aveva scelto di andare a lavorare lì". "Se n’era andato perché qui faceva la fame – aggiunge Sandro Mandolesi, residente a Sforzacosta -, mia mamma, Liliana Dezi, era la cugina di Nicola".

"Oggi maggioranza e minoranza sono qui, insieme – commenta il sindaco Sandro Parcaroli -. Grazie alla famiglia di Dezi, grazie alla consigliera regionale Anna Menghi che ha trovato i fondi senza i quali non sarebbe stato possibile tutto questo, e grazie al consigliere Alberto Cicarè (dell’opposizione, Potere al popolo – Strada comune) che ha portato la proposta in Consiglio comunale. Questa è la dimostrazione che maggioranza e minoranza possono lavorare insieme e insieme realizzare tanto". "Conoscete la storia di Nicola? Nel ’52, è partito per il Belgio perché qui non c’era lavoro – dice il sindaco, rivolto ai bambini delle scuole -, a quei tempi in tanti andavano in Australia, in America e, appunto, nelle miniere in Belgio. Sono morte oltre 200 persone a Marcinelle, più della metà erano italiani. Anche ora molte famiglie sono in difficoltà perché non riescono ad arrivare alla fine del mese, ma dobbiamo essere fiduciosi". "Spesso anche i ragazzi di oggi sono costretti ad andare via da qui per cercare fortuna – dice Cicarè -, dobbiamo creare le condizioni di lavoro per i giovani". Impossibile non citare Giovanni Cartechini, che si è appassionato alla vicenda di Dezi: "Mio padre mi raccontava questa storia quando ero piccolo – spiega -, quando sono cresciuto mi sono ricordato, ho pensato all’intitolazione di un parchetto, così anche i bimbi di oggi lo ricorderanno sempre".

Proprio gli alunni della scuola Natali hanno letto poesie e pensieri dedicati a Dezi. Presenti anche gli assessori Paolo Renna, Andrea Marchiori, Oriana Piccioni, Laura Laviano, il parroco don Jacopo Foglia, il commissario Valter Angelici in rappresentanza del questore Trombadore, il sostituto commissario Walter Vallesi della polizia locale in rappresentanza del comandante Doria, la dipendente comunale Federica Costantini e le maestre della Natali con i bambini.