Pasqua da boom per l'agriturismo: "Siamo sold out da oltre un mese"

Macerata, negli agriturismi dell’entroterra c’è il tutto esaurito. "Segnali di ripartenza nonostante gli aumenti"

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di Lucia Gentili

Sold out da un mese, negli agriturismi dell’entroterra, per Pasqua e Pasquetta. L’agnello, che si conferma il re della tavola, le tipicità, i paesaggi e la voglia di uscire sono gli ingredienti per festività da pienone. I rincari in bolletta e sui prodotti, dall’olio alla farina, passando per quelli della lavanderia, si fanno sentire. E gran parte degli operatori turistici è stata costretta a ritoccare lievemente i prezzi dei menu per ammortizzare gli aumenti. Il settore sta vivendo una bella ripresa con la primavera. E ora la speranza è che chiusure e passaggi di colore tra zone non si ripetano più. "Non mancheranno, ad esempio, vincisgrassi e cargiù (ravioloni) fatti a mano da mamma, l’agnello a scottadito e fritto – esordisce Marina Piantoni, figlia della proprietaria (la cuoca, Francesca Schiavoni) dell’agriturismo Le Borgianelle di San Severino –. Oltre alla Pasqua, abbiamo già parecchie prenotazioni in tutti i week-end fino al ponte del 2 giugno. Stiamo lavorando anche per le cerimonie, in particolare cresime e comunioni, rinviate a causa del Covid. A luglio e agosto, ma soprattutto a luglio, nel territorio c’è una buona affluenza di stranieri, come belgi, tedeschi e austriaci". Piantoni evidenzia però anche gli aumenti di acqua e luce, "tutto costa di più, anche la lavanderia, circa il 10%". E lancia un appello. "Cerchiamo personale in cucina e in sala – aggiunge –, si fa fatica a trovarlo". Menù della tradizione anche da Giro di vento, sulla strada tra San Severino e Tolentino. "Tolta la parentesi dei colori (le zone dei contagi Covid, ndr) – dice il collaboratore familiare Emanuele Lombi –, abbiamo lavorato bene. E speriamo di continuare a farlo senza limitazioni e paure. A Pasqua siamo pieni da un mesetto e pure a Pasquetta". Anche in questo caso si registra un aumento dei costi. "Cerchiamo di ammortizzarli con ritocchi minimi – dice Gabriele Liberti di Roccamaia, a Valfornace –. È fisiologico. Ma non vediamo l’ora di fare Pasqua dopo due anni di chiusura: nel 2020 e nel 2021 era permesso solo l’asporto e non ci conveniva restare aperti. Ora invece il trend è buono, si percepisce la voglia di uscire e davanti abbiamo altre feste, come 25 aprile e primo maggio. Segnali di ripartenza ci sono, malgrado il costo della luce sia raddoppiato, come il gas. Le gente approfitta delle belle giornate per venire in montagna". Ieri, al ristorante Il Nido dell’aquila, a Monte Cavallo, c’erano dei romani. "Per Pasqua abbiamo già tutto pieno dalla fine di gennaio – dice Clarissa Budassi, figlia del titolare Renzo –. Ci dispiaceva dire troppi no, quindi abbiamo acquistato un gazebo che resterà per tutta l’estate. Non ci lamentiamo, nonostante gli aumenti. Anche noi siamo stati costretti a fare qualche piccolo ritocco, ma restiamo comunque economici".