
Operatori sanitari in una corsia d’ospedale: sono in uscita quattro pediatre dai reparti di Macerata e Civitanova
Macerata, 31 maggio 2025- Perdere quattro pediatre ospedaliere tutte insieme è un duro colpo: tre lasceranno da settembre l’ospedale di Civitanova, una quello di Macerata. Non usciranno dal sistema sanitario pubblico, ma andranno a coprire alcune delle tante carenze di pediatri di libera scelta nella nostra provincia, esercitando la professione sul territorio. Occuperanno posti disponibili nei Comuni della fascia costiera e collinare (Civitanova, Macerata e Corridonia), ma non quelli vuoti nelle aree dell’entroterra, dove si registrano le maggiori difficoltà.
L’uscita è già decisa, il fatto che avvenga a settembre è solo dovuto a quanto previsto dalle norme contrattuali, che prevedono 90 giorni di preavviso. Si aggiunga che qualche altra professionista è in congedo per gravidanza e si capisce come lo scenario che si apre per la Pediatria dell’Ast sia piuttosto preoccupante. Sono alcuni anni, a dire il vero, che la Pediatria è in sofferenza di personale, tanto che sono ancora attivi alcuni contratti con cooperative private che forniscono personale per riuscire a coprire i turni, ma per un massimo di 15 al mese, quelli necessari a garantire i servizi.
Ora, però, le cose rischiano di complicarsi ulteriormente, anche perché tra le pediatre in servizio in ospedale, diverse sono le specializzande e, quindi, assunte con orario ridotto (32 ore rispetto a 38 ore settimanali), e che in determinare condizioni non possono operare da sole. L’Ast si è già messa in moto, e conta di reperire uno o due pediatri attingendo ad alcune graduatorie di concorso ancora valide, ma non è detto che ci riesca.
Di certo l’obiettivo di coprire tutti e quattro i vuoti in tempi rapidi non sembra alla portata. Proprio per questo non si può escludere che sia esteso il ricorso alle cooperative private, con un pesante aggravio dei costi, proprio mentre la linea da tenere sarebbe quella di farne progressivamente a meno. Dietro alla fuga dei pediatri dagli ospedali ci sono diversi fattori, il primo dei quali è dato dal fatto che c’è una grande carenza di questi specialisti. Gli altri vengono a cascata.
Rispetto all’ospedale, esercitare la professione sul territorio garantisce sicuramente un migliore equilibrio tra vita e lavoro: si lavora dal lunedì al venerdì, non si devono fare i turni o le notti e, spesso, si guadagna anche di più. E, poi, si evitano i posti giudicati meno appetibili perché più scomodi, e questo spiega i vuoti nei comuni di montagna. È del tutto evidente, infine, che se in sede di contrattazione nazionale e di programmazione della sanità al pediatra ospedaliero non viene dato il giusto riconoscimento, non c’è poi da stupirsi se questo alla prima occasione che gli si presenta cambia aria. Resta il fatto che la salute è un diritto, si potrebbe dire tanto più per i bambini che sono il nostro futuro. E, quindi, una qualche soluzione deve essere trovata.