Più giovani, ma soltanto per la legge

Pierfrancesco

Giannangeli

In Corea del Sud nei giorni scorsi è stata approvata una legge che toglie a tutti i cittadini un anno di età. Voluta con forza dal presidente Yoon Suk-Yeol, entrerà in vigore a metà del prossimo anno. C’è un motivo alla base della decisione: la necessità di mettere in fila gli anni secondo il metodo internazionale – cioè partendo dal giorno di nascita – poiché finora non è stato così. Addirittura nel Paese asiatico ci sono tre modi di calcolare l’età di una persona, di cui quello tradizionale prevede di mettere in conto anche i nove mesi trascorsi nel grembo materno, ai quali, appena nasci, ne aggiungono per decreto altri tre e fanno un anno tondo. E chi nasce prematuro?, verrebbe da chiedersi. Ma il paradosso di questo calcolo non finisce qui. Infatti, poiché l’anno successivo non viene aggiunto alla data compleanno, bensì il 1° gennaio, gli sfortunati che nascono il 31 dicembre hanno già un anno al primo vagito, e il giorno dopo, con appena un giro del calendario, di anni ne hanno ben due. Pochi colpi di lancetta e già un bel pezzo di vita passato: una bella sventura, non c’è che dire. E poi che tutina gli compri all’infante, quella per i neonati o quella per chi ha già due anni? A parte gli scherzi, la nuova legge eviterà complicazioni di natura burocratica, legate all’erogazione di servizi amministrativi, sanitari e assistenziali. E così i cittadini coreani saranno, con un sol colpo, tutti più giovani, e chissà se la cosa produrrà miglioramenti anche dal punto di vista psicologico. Piacerebbe anche a noi recuperare qualche mese della nostra vita, anche se soltanto per legge? Forse sì per chi è più avanti con gli anni, forse no per i più giovani, che hanno voglia di bruciare le tappe. Alla fine va data ragione ad Agostino di Ippona, per cui il tempo è forma dell’anima: non vale quindi il suo trascorrere, il suo passare che è inesorabile, quanto piuttosto il vissuto nell’anima di ciascuno, tra memoria di ciò che è stato e attesa per quello che verrà.