"Porto il saluto del Papa a tutti i monti azzurri"

Parolin, segretario di Stato del Vaticano, accolto a Tolentino in un santuario gremito. Prima della messa ha visitato il convento

"Porto il saluto del Papa a tutti i monti azzurri"

"Porto il saluto del Papa a tutti i monti azzurri"

di Lucia Gentili

"In questo clima di gioia saluto tutti calorosamente, anche a nome del Santo Padre. Per esprimere vicinanza a Tolentino e a tutta la zona dei ’monti azzurri’, segnata dalle ferite del terremoto". Sono state le prime parole del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, pronunciate in una basilica di San Nicola gremita. L’alto prelato ha presieduto la messa delle ore 18.30 di ieri, in occasione della Festa del pane, una delle feste principali del santuario, sentita dai fedeli e dalla cittadinanza. In prima fila i sindaci dell’Unione montana dei Monti Azzurri - a partire dal presidente dell’Unione Giampiero Feliciotti, dal sindaco di Tolentino Mauro Sclavi (che ha accolto il cardinale all’arrivo insieme al priore del santuario, padre Gabriele Pedicino) e dal presidente del Consiglio comunale, Alessandro Massi - e le autorità militari. Ai lati, il gonfalone e le autorità religiose. "Vogliamo far sentire il cardinale come a casa", ha detto il priore, aggiungendo di essersi sentito un po’ "in colpa" poiché il segretario di Stato della Santa Sede alle 12.30 aveva avuto un’altra celebrazione in Vaticano e poi si è dovuto mettere subito in viaggio per Tolentino. "Ma poi, appena è sceso dall’auto, ho visto il suo volto sereno", ha spiegato padre Pedicino. Il cardinale Parolin ha pregato davanti a San Nicola, ha salutato la comunità agostiniana facendo un giro nel convento e poi ha iniziato la celebrazione della santa messa, incentrata sulla luce della Parola. "Celebriamo la quarta domenica di Quaresima – ha esordito il cardinale nell’omelia -, che è un invito a rallegrarci. E ben si armonizza con la Festa del pane di San Nicola e con le attività di cui siete custodi e protagonisti qui a Tolentino. Riflettiamo su questa parola di salvezza (quella del "cieco nato", ndr). Dio guarda il cuore, in profondità, non le apparenze, conosce i bisogni, le sofferenze di ognuno, individua le potenzialità. E il Vangelo ci interpella: chi siamo noi? In quali condizioni interiori ci troviamo? Siamo invitati a rinnovare la fede e la speranza in Gesù; Lui è più grande di ogni sofferenza umana. Viene per ricrearci, per rinnovarci, per illuminarci. Non perdiamo pertanto la speranza, chiediamo al Signore il dono di vedere la luce, di cogliere la profondità della vita: la vera cecità è quella del cuore. L’umanità è bisognosa di luce. Tutti siamo chiamati a fare la stessa esperienza di San Nicola che pregò con umile e paziente tenacia e ottenne la grazia della guarigione. E invitò i malati a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato".