Non come in Emilia Romagna, ma di acqua ne è caduta tanta anche da noi. I dati della rete pluviometrica regionale, insieme a quelli "storici" dell’Istat, elaborati da Infodata Il Sole24 ore, consentono di fare un quadro della situazione. Prendendo in esame i casi di sei comuni della provincia, distribuiti tra costa ed entroterra (Civitanova, Macerata, Tolentino, San Ginesio, Esanatoglia e Pioraco), nel periodo che va dall’11 al 18 maggio, si capisce come – al di là delle variazioni che pure ci sono – le piogge siano state davvero abbondanti, specie nelle aree interne: mercoledì scorso, in un solo giorno, in tanti Comuni della provincia è caduta tanta pioggia (o anche più) di quanta ne cade in un mese. Nell’arco di otto giorni sono caduti 193,4 millimetri di pioggia (cioè 193,4 litri d’acqua per metro quadrato) a San Ginesio, 167,6 millimetri a Tolentino, 125,4 a Macerata, 99 a Pioraco, 94,2 ad Esanatoglia e 94 a Civitanova. Se si confrontano questi dati con il valore medio delle precipitazioni dal 2006 al 2021, circa 875 millimetri, significa che a San Ginesio in otto giorni è arrivata oltre il 20% d’acqua che cade in un anno. Se, poi, riferiamo il dato a quello del solo 2021 (571 millimetri), siamo vicini ad un terzo. Gran parte delle precipitazioni si sono concentrate nel giorno più critico, vale a dire mercoledì 17, quando sopra San Ginesio sono arrivati 94,8 millimetri d’acqua, una ventina in più rispetto a quanto – mediamente - cadono in un mese. Sono stati, invece, 69,2 su Tolentino, 53 a Macerata, 48,6 a Pioraco, 44,2 a Esanatoglia, 30,2 a Civitanova.
Può sembrare paradossale, ma si tratta di una delle due facce della medaglia: l’altra è quella della siccità. Il 2022, come noto, è stato l’anno più caldo dal 1880 (e ben lo sanno – in particolare - gli agricoltori) accompagnato da poche precipitazioni. Un terreno particolarmente arido, in presenza di piogge intense, non riesce nell’immediato ad assorbire subito l’acqua, gran parte della quale invece, "scivola" via a gonfiare fiumi che hanno un carattere torrentizio (con aumenti rapidi e improvvisi della portata in relazione alle precipitazioni) e un reticolo di fossi non presidiati più come una volta. Il fatto è che, storicamente, fino a qualche tempo fa, eventi così estremi erano piuttosto rari e si verificano per lo più nei mesi autunnali. Ora, invece, sono sempre più frequenti e si verificano in tarda primavera, segni evidenti di un mutamento climatico su cui non si può più chiudere gli occhi. Redo Fusari, che per tanti anni ha seguito la meteorologia dall’Osservatorio Geofisico, da molto tempo aveva segnalato la tropicalizzazione del nostro clima, in pochi però hanno prestato attenzione al problema che, ora, è "esploso".
Franco Veroli