"Preghiamo e chiediamo scusa a Maria"

Ai funerali dell’84enne uccisa dal figlio le toccanti parole di Don Paul: "Ha accettato fino all’ultimo la sua croce. Continuerà ad amare Michele"

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di Lucia Gentili

"Nei momenti di difficoltà dobbiamo avere la forza di chiedere, e di aiutare. Dobbiamo restare uniti. Cerchiamo di riflettere su quanto accaduto, senza giudicare. Grazie Maria, e scusaci". Questo l’appello alla città di San Severino del sindaco Rosa Piermattei, durante l’ultimo saluto della concittadina 84enne Maria Bianchi, uccisa domenica scorsa dal figlio Michele Quadraroli. Ieri mattina, alla chiesa di Santa Maria della Pieve, don Paul Mbolé ha chiesto di pregare per Maria e per Michele, ha chiesto perdono e misericordia dalla città, per avere la pace. "Siamo qui per accompagnare Maria – ha spiegato il sacerdote -, ma anche per pregare per Michele. Maria ha accettato fino all’ultimo la sua croce. Anche lei continuerà ad amare e pregare per il figlio, come ha sempre fatto. La sua è una preghiera per tutti i figli. E’ stata una testimonianza d’amore. Grazie Maria, per il tuo insegnamento ad amare, sopportare, supportare e dare. Nessuno di noi sa quando e come arriverà la morte. Maria era una grande donna, disponibile, che sapeva stare tra la gente, sapeva vivere nella società. Ad ogni persona che entrava al bar dava un buongiorno che veniva dal cuore, si percepiva". Un silenzio profondo, durante il funerale. Sui primi banchi, i parenti delle famiglie Bianchi e Quadraroli, e anche la prima cittadina Piermattei. "Inutile dire che è stata una settimana di dolore, sgomento e tristezza per tutta la città – ha detto il sindaco -, che si unisce a episodi di sofferenza già avvenuti in passato". Il pensiero è andato ad esempio, senza il bisogno di citarli direttamente, al delitto del piccolo Simone Forconi ucciso dalla madre la sera della vigilia di Natale 2014; e al luglio 2017, con il doppio funerale di Giuseppe Bordoni (anche lui con problemi di natura psichica) e della madre Santa Bianchini. "Non dobbiamo avere vergogna di chiedere aiuto, bisogna parlarne affinché possiamo aiutarci l’un l’altro", ha ribadito il sindaco. Presenti anche il consigliere comunale di minoranza Tarcisio Antognozzi e l’avvocato difensore di Michele Quadraroli , Laura Antonelli. Dopo la morte del marito, qualche anno fa, Maria e il figlio erano rimasti insieme a gestire il bar. Ma il 56enne aveva una malattia psichiatrica e doveva prendere dei farmaci. Secondo le ricostruzioni, negli ultimi giorni, la madre aveva notato che aveva smesso, e lo aveva segnalato alla psichiatra che li aveva prescritti. Ma la segnalazione non è riuscita, purtroppo. Il figlio, come sempre introverso e di poche parole, continua a chiedere della madre dal carcere di Montacuto. All’uscita del feretro, un lungo applauso per l’84enne da parte dei concittadini presenti, tra cui vicini ma soprattutto clienti. Il suo bar di via Sanzio era un punto di aggregazione, un’istituzione per i settempedani, soprattutto per le persone di una certa età, con le vecchiette e i vecchietti seduti sulle sedie, in estate, davanti al locale. La frase "ecco i soldi, va a prendere il gelato da Maria" è stata detta a tante generazioni. Tutti la ricordano per la gentilezza, e per il suo sorriso, anche se un po’ velato di tristezza.