LUCIA GENTILI
Cronaca

Primo dirigente della polizia: "Mi sento nel posto giusto contro la violenza di genere"

Patrizia Peroni, 23 anni di esperienza di cui 15 a Milano: "Mi ero laureata in giurisprudenza, ma la mia professione è questa, vicino alle persone".

Patrizia Peroni, 23 anni di esperienza di cui 15 a Milano: "Mi ero laureata in giurisprudenza, ma la mia professione è questa, vicino alle persone".

Patrizia Peroni, 23 anni di esperienza di cui 15 a Milano: "Mi ero laureata in giurisprudenza, ma la mia professione è questa, vicino alle persone".

Con il grado di primo dirigente della polizia di Stato della questura di Macerata alla guida della divisione anticrimine, Patrizia Peroni (nella foto), 54 anni, vive nel Fermano. Conta oltre 23 anni di servizio, di cui 15 a Milano. Si occupa da tempo di violenza di genere. Nel lontano primo marzo 1961 entrarono in servizio le prime ispettrici appartenenti alla carriera direttiva del Corpo di polizia femminile. "Attualmente in Italia rappresentiamo il 10% dell’organico, ma a Macerata il numero delle funzionarie supera quello degli uomini – spiega Peroni –. Dirigono gli uffici nelle fasce apicali".

Quando ha deciso di entrare in Polizia?

"Mi ero laureata in giurisprudenza all’università di Macerata e avevo iniziato il percorso da avvocato. Stavo studiando per magistratura, erano gli anni delle stragi di Falcone e Borsellino, la scelta era dettata da una spinta motivazionale ed emotiva, quando è spuntato un concorso da commissario. Avevo capito che la difesa d’ufficio non mi calzava a pennello. A me interessava rimanere nel settore della giustizia ma dalla parte giusta. Sono stata felicissima della mia decisione. Mai un solo giorno mi sono voltata indietro pensando se avessi fatto il magistrato come sarebbe andata. Mi piace quello che faccio, anche per la vicinanza diretta alle persone che cerchiamo di proteggere. È la professione più adatta a me".

I colleghi le hanno mai fatto pesare di essere donna?

"No, ormai da molti anni le donne sono in Polizia e i colleghi sono abituati. Tante donne svolgono ruoli dirigenziali. Capita che i cittadini, in particolare gli anziani, siano contenti di relazionarsi con una donna all’ufficio denunce, probabilmente per una maggiore predisposizione all’ascolto. Non credo però che le donne abbiano una marcia in più; sarebbe un approccio divisivo. Penso che siamo alla pari, ma abbiamo semplicemente caratteristiche diverse. Noi ad esempio possiamo essere più attente all’ascolto ma i colleghi in altre circostanze possono essere più reattivi. L’equipaggio misto in un intervento di soccorso si completa. Non è una questione di genere, c’è solidarietà".

Cosa consiglierebbe ad una ragazza che vuole intraprendere il suo percorso?

"Per affrontare il concorso bisogna studiare e prepararsi. Noi siamo al servizio degli altri, bisogna capire bene questo. Si va incontro a tantissimi sacrifici, ma si viene ripagati dalle soddisfazioni quotidiane perché ci si sente utili agli altri. Sono impegnata contro la violenza di genere perché voglio dare una mano. La lontananza da casa e famiglia, gli orari difficili, il lavoro durante i festivi non pesano tanto se ci si sente nel posto giusto. Altrimenti tutto diventa forzato. Sono andata sempre di corsa per il lavoro e forse ho dimenticato la mia vita privata".