Società consortile. Su questo sono tutti d’accordo. Ma sul fatto che questa debba essere di primo o secondo livello lo scontro, non da oggi, è ancora aperto. Il percorso per arrivare al gestore unico per il servizio idrico integrato, vale a dire dell’acqua, sarà di nuovo al centro dell’Assemblea dell’Aato 3 di Macerata, convocata per giovedì prossimo nella sala Giovannetti della Provincia, a Palazzo Studi. Al sesto punto all’ordine del giorno, infatti, figura una mozione presentata dai sindaci di Montecassiano, Montelupone, Osimo, Loreto, Recanati, Montefano, Treia e Porto Recanati, a sostegno della società di secondo livello, una posizione opposta a quella più volte espressa dal presidente dell’Aato, Alessandro Gentilucci, e da altri sindaci, a favore invece della società di primo livello.
La proposta è quella di deliberare un atto di indirizzo politico-amministrativo, articolato in tre punti fondamentali: tutti i sindaci dell’Aato 3 sono per proseguire la gestione del servizio idrico integrato con la modalità dell’affidamento diretto in mano pubblica; si chiede all’assemblea di dare mandato al presidente dell’Aato e a tutto lo staff tecnico per preparare gli atti necessari per affidare la gestione del servizio ad una società interamente a capitale pubblico di secondo livello; tutti i comuni saranno garantiti nelle scelte politico-amministrative della nuova società di secondo livello da una governance a sistema duale: un consiglio di sorveglianza e un consiglio di gestione. Le argomentazioni a sostegno di questa scelta sono quelle già emerse in altre occasioni. In particolare, l’affidamento ad una società consortile di secondo livello, risultante dalla fusione degli attuali concessionari (SII Marche e Unidra e partecipata dal terzo concessionario Cma, nonché dagli altri gestori operativi Assm, Assem , Valli Varanensi, Apm Atac, Aquambiente e acquedotto del Nera) non dovrebbe indennizzare alcun gestore precedente, come invece bisognerebbe fare nel caso della società di primo livello (partecipata esclusivamente dai Comuni), con un costo stimato di circa 200 milioni di euro. Una spesa a cui bisognerebbe aggiungere altri 50 milioni per assumere tutti i dipendenti delle società operative, pagare i debiti correnti e gestire la transizione. Ammesso che questo importo enorme possa essere coperto facendo ricorso alle banche, gli otto sindaci sostengono che questo si scaricherebbe sulle tasche dei cittadini con un aumento della tariffa del 4050%.
La soluzione della società di secondo livello, poi, è da preferire perché non è necessaria la partecipazione diretta dei comuni al capitale sociale, i quali avranno tutti adeguata rappresentanza, e perché sarebbe accentrata solo una parte delle funzioni oggi svolte in modo separato, mentre altre resterebbero alle società territoriali, mantenendo un contatto con il territorio. C‘è da scommettere che la discussione sarà accesa. Al termine dell’assemblea sarà anche distribuito un libro che ripercorre i vent’anni di attività dell’Ato.