Quelli che tengono duro "Ma le vendite sono in calo"

Pigliapoco: la gente sta attenta, ormai fa solo acquisti strettamente necessari. Tamburrini: "Crisi iniziata con il Covid". Vito: "Le materie prime alle stelle"

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"Spero di resistere ancora. Questo negozio, portato avanti da mio nonno Rafele e poi da mio padre Settimio, è tutta la mia vita. Qui ho giocato da piccola, qui ho le mie amicizie. Questo lavoro è la mia passione. Ma ci sono giornate in cui non entra nemmeno una persona, è chiaro che così è dura. Speriamo bene. Voglio, anzi devo, provare a sorridere, a essere positiva". Marina Pigliapoco racconta la storia dell’attività Il Corredo, negozio di biancheria per la casa, tra i più vecchi di corso Cairoli. "Con i vari lockdown, la gente si è abituata a comprare molto online, un punto a nostro sfavore – sottolinea –, purtroppo qui il pomeriggio non c’è anima viva. Soprattutto, le persone sono molto più accorte, ora comprano solo se strettamente necessario, non sappiamo più come attirare la gente, nemmeno gli sconti funzionano. Devo dire che anche a me fa effetto andare a fare la spesa, compro solo ciò che mi serve. Io qui non pago l’affitto del negozio, ecco perché mi tengo ancora in piedi. Ma passato l’inverno penserò a cosa mi conviene fare, voglio pure vedere a quanto ammontano le bollette di ottobre e novembre". Secondo Pigliapoco, è cambiata proprio la fisionomia del quartiere: "Una volta questa era la via più popolata, più ricca di negozi, stando vicino all’ospedale e a due passi dal centro, adesso si vedono in giro molti stranieri, badanti, studenti, volti sconosciuti, ma anche diversi giri loschi". "Come va? Si zoppica – sottolinea Ivo Tamburrini, del panificio Tamburrini, anche questa attività storica del quartiere –, siamo qui dagli anni Settanta, prima c’era mio nonno, poi i miei genitori. È andata sempre bene, poi è arrivato il Covid e hanno chiuso sette o otto posti che rifornivo, tra bar, ristoranti, alimentari e piccoli negozi. Ora anche il mio panificio soffre, certo la qualità si paga un pochino di più, invece la gente punta a risparmiare e quindi magari va al supermercato. Se con il Covid è iniziato il calo, la guerra ha incrementato la paura. In più, ci sono le bollette – ne apre una –, ecco qua, sono 1.093 euro di luce solo per il laboratorio (per il negozio, settembre e ottobre, sono 406 euro). Temo quella del gas. La domenica, ad esempio, devo tenere accesi i forni a vuoto per portarli a temperatura". La sua sveglia suona alle 23.50 perché a mezzanotte e mezzo deve già essere in laboratorio: e qui va avanti a lavorare per tutta la notte. "Questo è un mestiere duro, ci vogliono passione e responsabilità nei confronti dei clienti – spiega –. Per ora resisto, certo che resisto". "Quello che si nota rispetto a prima è che ora la gente sta più attenta – spiega Vito Carbonari della salumeria Vito, attiva in corso Cairoli da 30 anni –, si punta a spendere il meno possibile, si risparmia anche sul pane, i clienti sanno che qui trovano la qualità quindi magari comprano lo stesso ma in quantità minore. C’è da fare i conti con il caro energia, la bolletta dell’acqua è aumentata del 30 per cento, quella della luce del 20 per cento. Ricordo un periodo duro anche nel 2007, ma questo mi sembra più lungo. Speriamo che passi presto, ma intanto i costi delle materie prime sono aumentati tantissimo. Noi abbiamo cercato di non far salire i prezzi dei prodotti, tranne per quelli che sono aumentati pure per noi, più di tutti la carta per gli imballaggi e i latticini, anche il pastore mi ha raccontato che il latte di pecora ha un aumento addirittura del 50 per cento. Poi abbiamo il costo del personale, noi lavoriamo molto con le erbe fresche, ci vogliono tempo e cura per pulirle. Devo dire che va molto bene lo shop online, vendiamo in tutta Italia".

Chiara Gabrielli