
L’area al centro del progetto per realizzare il tunnel
Si sapeva che nella ex Cecchetti, l’area individuata per realizzare il sottopasso pedonale con via Venezia, e non solo quella, interferiva con i reperti archeologici nel sottosuolo. Eppure, sono passati dieci anni prima di vederlo messo agli atti nella Conferenza dei servizi decisoria che il 6 giugno si è riunita per valutare il progetto del tunnel, oggi definitivamente accantonato, anche sulla base la relazione depositata dalla Sovrintendenza. Il nastro va riavvolto al luglio 2016 quando tra Comune e Civitanova 2000 venne firmata la convenzione per realizzare, tempo 10 anni (2026) le opere-contropartita alla lottizzazione del Piano particolareggia dell’area.
Permessi a costruire rilasciati in cambio di un parco, fatto, e del museo archeologico più sottopasso, di cui non c’è traccia. A un anno dalla scadenza dei termini la Conferenza dei servizi ha sancito la non fattibile tanica del progetto e preso atto della lettera con cui la Sovrintendenza stronca le velleità di costruire qualcosa su quello spazio. L’area oggetto dell’intervento viene indicata come "palinsesto archeologico pluristratificato databile tra l’età repubblicana e quella tardo-imperiale, di tipo strutturale, con murature, pavimentazioni di raffinata fattura a mosaico e in cementizio a base fittile, infrastrutture idrauliche e ambienti relativi a un impianto termale e a un secondo fabbricato, separati da un asse stradale antico sul quale i due edifici si allineano". Reperti "che costituiscono una preziosa testimonianza materiale per la comprensione dell’impianto urbano della città romana di Cluana e della storia antica locale". Da qui il comparto interessato dalle opere (a ovest della ferrovia) "è sottoposto a tutela integrale" in quanto "ricade interamente nei limiti della perimetrazione sottoposta alle disposizioni di tutela ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, in forza dei quali l’esecuzione di lavori di qualsiasi genere è subordinata all’acquisizione di atto autorizzatorio vincolante da parte del Soprintendente".
Il parere negativo conferma "il relativo alto potenziale archeologico, da ritenersi diffuso ed esteso ben oltre i limiti delle aree di scavo esplorate fino a oggi, e le lavorazioni in progetto comporterebbero irrimediabile pregiudizio alla sicurezza e all’integrità delle strutture e delle stratificazioni archeologiche sepolte già note, unitamente ad ulteriori interferenze con quelle presenti nelle aree immediatamente circostanti e, in particolare, a est dell’area già vincolata".