Revenge porn, due donne nel mirino Gli ex compagni finiscono nei guai

Segnalati casi simili: una 30enne e una 50enne perseguitate, gli uomini non accettavano la fine della storia. L’avvocato: "Abbiamo agito per tempo, ma sono molto provate. Servono cautela e coraggio di denunciare"

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di Lucia Gentili

Lancia l’allarme "revenge porn" l’avvocato Lolita Felicetti, con studio a Tolentino, per cercare di sensibilizzare su un fenomeno che non risparmia l’entroterra e risulta in crescita dopo il lockdown e durante la pandemia. L’isolamento dovuto al Covid, con il distanziamento sociale e le restrizioni che limitano gli spostamenti, ha determinato un aumento del tempo passato sui social e sulle applicazioni informatiche, con un maggiore uso di cellulari e pc. Questo ha fatto registrare un incremento di videochiamate e scambio di immagini, anche intime. L’avvocato segnala due casi simili, avvenuti nell’arco di un mese, tra dicembre e inizio gennaio, in provincia. In entrambi, una trentenne e una cinquantenne sarebbero state minacciate dai rispettivi ex – dopo la fine di una relazione – di diffondere scatti e video in intimità che le donne si erano scattate da sole sotto lockdown, quando non era possibile vedersi dal vivo. Due episodi di "vendetta porno" che è stata fermata (per ora) sul nascere, in un caso con una diffida e nell’altro con una denuncia per minacce. In pratica la diffusione delle immagini non è avvenuta, ma le due donne sono state sotto scacco fino a che non hanno rotto il muro del silenzio con la segnalazione. La trentenne ha sporto denuncia dai carabinieri. Si frequentava da un anno con un ragazzo residente in un Comune diverso dal suo e, una volta rotto il legame, lui avrebbe scritto frasi del tipo "non sai quello di cui sono capace" e minacce di morte, tramite sms. Nell’altro caso si trattava di una storia clandestina: lei avrebbe deciso di chiuderla e lui avrebbe minacciato di diffondere sul posto di lavoro un suo video intimo. "Abbiamo agito per tempo – spiega Felicetti –, ma sono entrambe molto provate. È stato il codice rosso, approvato nel 2019, ad introdurre il reato di "diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate", punito con la reclusione da uno a sei anni. Tra l’altro, la pena è prevista non solo per chi ha acquisito o diffuso per primo il materiale, ma anche per chi lo inoltra a sua volta". Gli elementi base sono: un contesto di coppia (il soggetto attivo è l’ex partner), il consenso alla produzione del materiale intimo e alla fruizione limitata alla coppia, la diffusione non consentita delle immagini dopo la fine del legame sentimentale e la finalità di vendicarsi da parte di chi pubblica queste immagini. "Le reazioni più comuni fra le vittime – prosegue l’avvocato – sono senso di vergogna, umiliazione, impotenza, ansia e paura continua. La condivisione non consensuale di materiale intimo non è controllabile, considerando i vari canali social, i siti e le piattaforme digitali. Per questo, serve massima cautela. Poi bisogna denunciare. È fondamentale il ruolo della società che purtroppo ancora mette alla gogna una donna vittima di vendetta. L’opinione pubblica crocifigge e questo, oltre ad ostacolare un’eventuale denuncia, non frena il reato, anzi".