
Don Salvatore Sicignano
"È giunta l’ora del fare, tra pochi giorni inizieremo a sistemare l’oratorio dei nostri ragazzi, uno dei vari progetti a cui don Salvatore teneva molto". A parlare è l’ex sindaco di Caldarola Luca Maria Giuseppetti, amico di don Salvatore Sicignano (nella foto), sacerdote 59enne di Belforte, Caldarola e Cessapalombo che se n’è andato lo scorso 14 maggio per una malattia. Giuseppetti gli è stato vicino fino all’ultimo con altri parrocchiani, facendo i turni in ospedale. E ora, insieme a un gruppo di concittadini, vuole cercare di dare seguito alla grande eredità spirituale e di valori da lui lasciata, facendo qualcosa di concreto.
"Don Salvatore teneva tanto ai giovani – spiega l’ex sindaco -. L’oratorio Cristo Re fa parte di un complesso che comprende la chiesa di San Gregorio e un teatrino, tutti purtroppo danneggiati dal sisma. Già precedentemente, grazie anche all’aiuto della cittadinanza, era stato effettuato un restyling. Dopo il 2016 il complesso è stato chiuso; però l’oratorio, non avendo riportato grossi danni - dopo la messa in sicurezza di chiesa e torre - è stato ripulito e riaperto per alcune feste. Un intervento piccolo, non risolutivo, che aveva riguardato soprattutto il taglio dell’erba".
Nella parte esterna sono cresciute intere generazioni. "Io stesso – continua - passavo il tempo da ragazzo qui e nel teatrino, essendo allora l’unico punto di aggregazione in cui giocare, fare sport e attività giovanili. Ma anche oggi questo spazio è fondamentale". Così Giuseppetti e altre persone volenterose del Nuovo Oratorio Cristo Re hanno deciso di dare nuova vita al campetto; l’ex sindaco in particolare sta cercando aziende che si mettano una mano sul cuore e possano andare loro incontro per fare l’intervento, a partire dal nuovo asfalto. Questo per ora è l’intervento più urgente, a parte la pulizia del verde.
"Contiamo di terminare questa prima parte per metà giugno – aggiunge – così da essere pronti per l’estate. Poi tra i desideri di don Salvatore c’era anche quello di realizzare una tensostruttura con panche e tavoli. Andiamo per step. Vogliamo riportare alla luce uno spazio sicuro per figli e nipoti. Un modo anche per continuare l’opera di don Salvatore e quella dei suoi predecessori, come don Paolo Mercorelli".