Macerata terremoto, patto contro le infiltrazioni criminose nei cantieri

In arrivo un protocollo per agevolare i controlli

Cantieri nelle scuole

Cantieri nelle scuole

Macerata, 24 febbraio 2019 - Controlli su chi lavora nei cantieri della ricostruzione (foto), e uno scambio maggiore di informazioni tra uffici amministrativi e procure, per monitorare una fase a forte rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. È quanto prevede una intesa sperimentale che sarà firmata la prossima settimana tra le procure di Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli, e la struttura di missione antimafia sisma, istituita al ministero dell’Interno. La novità è stata anticipata ieri mattina, nell’auditorium di via Padre Matteo Ricci, al convegno organizzato da LiberaIdee dal titolo «Dalle Marche una sfida culturale per una speranza di rinascita». Ad annunciare il nuovo strumento di lavoro è stato il procuratore di Ancona Monica Garulli.

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«La struttura antimafia sisma lavora anche su Lazio e Abruzzo con un tavolo di monitoraggio. Le attività ispettive con gli ispettorati del lavoro e i gruppi interforze istituiti presso le prefetture avranno un flusso di comunicazione tra i soggetti che fanno i controlli e le procure. L’intesa sperimentale sarà firmata anche dal procuratore nazionale antimafia e dal commissario alla ricostruzione. L’attenzione su questo settore è piena, gli strumenti impegnati sono molteplici», ha ribadito il procuratore. «L’afflusso di grandi risorse legato alla ricostruzione post sisma rischia di trasformare la ricostruzione in una grande occasione per la criminalità.

Lo stato di emergenza consente molte deroghe alla normativa ordinaria, così il territorio diventa molto appetibile». «La ricostruzione parte in ritardo – ha commentato poi il procuratore generale Sergio Sottani – per varie difficoltà oggettive. Ora la firma di questo ulteriore protocollo servirà a fare accessi nei cantieri e vedere chi c’è davvero al lavoro, se ci sono soggetti pericolosi, legati alla criminalità organizzata, oppure no, e ad avere subito queste informazioni».

Anche nella sua relazione di fine anno il procuratore Sottani ha portato l’attenzione sulla necessità di impedire che il grande cantiere post sisma diventi un business per la malavita, a danno ulteriore dei terremotati e della collettività che finanza questi lavori. «Il terremoto – ha aggiunto l’avvocato Vincenza Rando – è stato lo spunto da cui è partito il secondo maxi processo italiano sulla mafia, cioè il processo Aemilia, nato in seguito alla ricostruzione post sisma. Quelle intercettazioni terribili, sul terremoto come occasione di speculare, le ricordiamo tutti. C’erano imprese che sembravano intoccabili, magari perché del padre di un calciatore campione del mondo, oppure perché di imprese locali, che non parlavano con un accento del sud, ma il nostro stesso dialetto». Quanto alla criminalità di stampo mafioso, il procuratore Garulli ha rilevato come in regione non esista «una percezione diretta di fenomeni di controllo del territorio, tranne nel caso dell’omicidio di Pesaro. C’è una forte sottovalutazione di fatti silenti, non percepiti come di immediata gravità, ma che invece rovinano l’economia legale. I fallimenti reiterati, le fatture per operazioni inesistenti non sembrano allarmanti, ma lo diventano perché danno la possibilità di inserimento alla criminalità organizzata».