Rigopiano tragedia, 5 anni dopo. L'ultimo disperato sms di Emanuele Bonifazi

Paola Ferretti e gli scritti del figlio, una delle 29 vittime: "Loro chiedevano aiuto, nessuno li ha aiutati. Ora mostro i Whatsapp"

Tragedia di Rigopiano, le vittime

Tragedia di Rigopiano, le vittime

Macerata, 19 gennaio 2022 -  "A cinque anni da quella tragedia, nessuno è stato condannato. Anzi qualcuno è stato promosso. E dopo Rigopiano ci sono stati anche il ponte Morandi e il Mottarone. Per questo ho voluto mostrare a tutti gli ultimi messaggi che ho ricevuto da Emanuele, il 18 gennaio del 2017, per far capire cosa hanno provato quelle persone in attesa di soccorsi che non sono mai arrivati".

Paola Ferretti è la mamma di Emanuele Bonifazi, il 31enne di Pioraco (Macerata) che faceva il receptionist all’Hotel Rigopiano. Ieri, prima di andare con gli altri familiari delle 29 vittime alla cerimonia di commemorazione a Farindola, in provincia di Pescara, ha pubblicato su Fb gli ultimi messaggi che le inviò il figlio, bloccato nell’albergo.

Leggi qui gli ultimi messaggi di Emanuele Bonifazi

Messaggi da brividi e rabbia...

"Mostrano il terrore che vivevano in quelle ore. Hanno chiesto disperatamente aiuto, hanno mandato mail a tutti. Aspettavano la turbina alle 15, poi gli hanno detto che non sarebbe arrivata. La sera Emanuele non rispondeva più. Era già successo tutto".

Lei conoscerà quelle parole a memoria. Perché ora ha deciso di pubblicarle?

"Avevo portato in procura questi messaggi, per me potevano valere come prove. Passati cinque anni, visto che qualcosa era uscito, ho deciso di pubblicarli io che sono la proprietaria. Ho creato e cancellato due volte quel post, mentre venivamo a Rigopiano. Poi l’ho pubblicato".

Cosa la frenava?

"Mi sembrava di violare la sua privacy. Invece si deve sapere cosa è successo, ed è successo ancora dopo Rigopiano. C’è sempre chi prova a fare il furbo e non si preoccupa di prevenire le tragedie. Anche perché in Italia non c’è la certezza della pena. Nessuno mi ridarà Emanuele, ma almeno vorrei evitare altre tragedie".

Il processo a che punto è?

"Siamo in udienza preliminare, in mano ai periti. Per la consulenza della procura, non è stato il terremoto a provocare la valanga, per quella della difesa è il contrario. Così è stato nominato un pool di periti per fare chiarezza. Tutto legittimo, ma dal punto di vista umano è un altro discorso: pur riconoscendo la mole di lavoro e l’importanza di questa perizia, bisogna anche dire che ci sono esseri umani che non ne possono più".

C’è il rischio della prescrizione?

"Viviamo con questo terrore. Noi siamo in ergastolo da 5 anni e non conosceremo nessuna pietà. Invece gli imputati portano avanti la loro vita e nessuno andrà in galera perché i reati sono colposi. Come madre sono distrutta, come cittadina italiana sono schifata: il sistema giudiziario va tutto rivisto".

La sentenza le darebbe un conforto?

"Sì. Non voglio vendetta, ma giustizia sì. Chi ha sbagliato deve pagare".

Il perdono sarebbe possibile?

"Non so se riuscirei e comunque non me l’ha chiesto nessuno"