
MATELICA
"Non credo che quanto accaduto debba essere considerato un campanello d’allarme sulla criminalità". A dirlo il sindaco di Matelica, Massimo Baldini, dopo la rissa di domenica pomeriggio nei giardinetti comunali, durante la festa del patrono. "Da quanto appreso si è trattato di un caso di gelosie, quasi una faida in stile antico tra famiglie rimaste ferite da una vicenda amorosa finita male – prosegue Baldini –. Semmai è bene educare i giovani al rispetto reciproco e a far capire che la violenza non porta mai a niente e non è il modo per risolvere le questioni". C’è ancora così sbigottimento tra i matelicesi per le scene di violenza viste da centinaia di persone ai giardini pubblici nel pomeriggio di domenica, poco dopo le 17, in piena fiera del patrono Sant’Adriano. Lo scontro, iniziato prima verbalmente e poi finito alle mani, ha coinvolto più persone, legati a due famiglie, una italiana e una straniera, a quanto sembra rivali in amore e ha provocato delle contusioni a un paio di giovani uomini (quattro, due albanesi e altrettanti italiani, tutti tra i venti e i 30 anni, residenti a Matelica, ndr), che sono andati da soli nei pronti soccorso di Fabriano e Camerino per le necessarie medicazioni. Sul posto, appena allertati da alcuni passanti rimasti sbalorditi dall’accaduto, sono intervenuti in forze i carabinieri di Matelica e di Camerino, impegnando lo stesso comandante di stazione Christian Orrù nelle operazioni, identificando i vari protagonisti di questa inattesa rissa. Sotto gli occhi della gente. In un primo momento si sono gettati in mezzo ai due gruppi rivali anche alcuni presenti, tra cui dei lavoratori di origine straniera, che erano di passaggio e hanno cercato di far ragionare le parti. La situazione si è comunque placata con l’arrivo dei carabinieri e il trasferimento in caserma dei diretti interessati. Della vicenda c’è stato quindi un grande parlare tra la cittadinanza, perché casi di questo genere non si verificavano più da decenni, anche se subito è stata gettata acqua sul fuoco. I quattro ora rischiano di essere denunciati.
Matteo Parrini