Ristabiliamo le priorità dei nostri figli

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Paola

Pagnanelli

Tra "Nuvola", Classroom, sito della scuola, fotocopie, diario e chat scolastiche di genitori e figli, i compiti sono un lavoro che impegna tutta la famiglia, almeno fino a una certa età. Per questo, è comprensibile che un gruppo di genitori abbia avviato una battaglia per avere una tregua almeno nel fine settimana. Anche perché dal lunedì al venerdì i genitori lavorano nei propri uffici e poi nelle auto: noleggio con conducente per portare i figli in palestra, in parrocchia, dall’amica, dal medico, dal veterinario e pure chissà dove. E spesso il sabato o la domenica c’è la famigerata partita, che ci porta su e giù per campetti e palazzetti della provincia e non solo, negli orari più fantozziani. Insomma, un’oasi di nulla serve un po’ tutti, contro il logorio della vita quotidiana. Ma serve anche ristabilire un po’ le priorità. La scuola non è uno dei tanti impegni dei figli, è e deve essere il primo. I compiti non possono essere come gli allenamenti, o come il solfeggio. La scuola è il loro lavoro perché – a non voler essere cinici – è la costruzione del loro futuro, attraverso le nozioni e ancor più attraverso la fatica per impararle. A volte sembra che questo concetto non sia molto a fuoco, anche da parte delle istituzioni, che sulla scuola investono sempre meno, e la lasciano alla stregua di tante altre amenità. Non lo è invece. E i primi a crederci dobbiamo essere noi genitori che non siamo Elon Musk, perché la scuola è la chance principale data ai nostri figli. Come diceva l’immortale Lydia Grand nella scuola di "Fame": "Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama, ma queste cose costano. Ed è qui che si comincia a pagare. Con il sudore".