"Ristori spesi in due giorni per le tasse e i contributi Ma non abbiamo finito di pagare"

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di Lucia Gentili

All’Osteria dell’olmo di Corridonia, dei soci Marta Tombetta e Youssef Daouni, il ristoro è già finito: in un paio di giorni, infatti, è stato usato per affrontare alcune spese. Ma ce ne sono delle altre. Per questo, i titolari non riescono a coprire i costi fissi.

Marta Tombetta, com’è la situazione?

"Era dura già prima del Covid: abbiamo l’attività da quattro anni e nei primi due è stato come partire da zero. Nell’ultimo anno e mezzo si è lavorato, ma i coperti sotto emergenza sono stati dimezzati per il distanziamento sociale, passando da novanta a una quarantina. Prima di diventare zona arancione, la chiusura era alle 18, ma poter lavorare in presenza solo a pranzo era comunque una sorta di ‘contentino’. Ora ci siamo attivati per l’asporto. Malgrado i clienti fidelizzati, l’asporto non garantisce la sopravvivenza. Poi la richiesta principale è nei week-end, ovviamente. Accendere il forno a legna per poche pizze durante la settimana, ad esempio, rappresenta un costo. Nella tregua estiva, con le restrizioni allentate, c’è stato lavoro, ma non è bastato a coprire perdite di mesi di lockdown". Qual è il vostro appello?

"Non discutiamo sulla chiusura, se serve a ridurre il contagio: la priorità è la salute. Però chiediamo che almeno i ristori ci aiutino nelle spese fisse perché, nonostante la sospensione, dobbiamo continuare a pagare tasse, Tari, contributi, affitto, fornitori. Ed è dura. Abbiamo un solo dipendente, ma chi ne ha di più? Insomma, il lavoro scende per forza di cose, ma le spese restano. Di sicuro i ristori sono un aiuto per le attività, ma basti pensare che abbiamo dovuto versare oltre 3mila euro di contributi, tra l’altro a rate, ed è ovvio che i ristori arrivati sono stati usati nel giro di un paio di giorni. Il tempo di arrivare e già sono finiti". Che cosa avete fatto quando è scattata la zona arancione?

"Fortunatamente avevo capito che aria tirava qualche giorno prima; avevo un pranzo e mi ero organizzata con i tavoli da quattro posti, ma ho preferito aspettare fino all’ultimo giorno per fare la spesa. Siamo stati previdenti. Altrimenti sarebbero andate sprecate e anche le cose da mangiare".