Rosina, familiari in silenzio Inchiesta alle battute finali

I tre indagati non hanno chiesto di essere interrogati, niente memorie difensive

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di Paola Pagnanelli

Nessuna nuova versione dei fatti sull’omicidio di Rosina Carsetti, la 78enne trovata morta in casa a Montecassiano la sera della vigilia di Natale. Il marito, la figlia e il nipote dell’anziana hanno infatti deciso di non farsi interrogatore né di depositare una memoria con documenti ulteriori, e ora la procura si avvia alla richiesta di rinvio a giudizio. Ultime battute dunque nell’inchiesta sul delitto che, per l’accusa, sarebbe maturato in famiglia. Quella sera, la figlia di Rosina Arianna Orazi chiamò i carabinieri segnalando di aver subito una rapina in casa. I militari arrivarono con il 118, trovando l’anziana senza vita nel salottino dove viveva, all’interno della villetta in via Pertini. Ma ai carabinieri la storia della rapina apparve subito poco credibile: nessun segno di scasso, due persone (Arianna Orazi e il marito di Rosina, Enrico) legati con i cavi di due aspirapolveri, il figlio di Arianna, Enea Simonetti, uscito proprio in concomitanza di quell’aggressione per andare a comprare le fettine per la cena e una merendina e rimasto due ore fuori casa. Partirono subito le intercettazioni, che svelarono una serie di dialoghi compromettenti tra Arianna Orazi e il figlio. Le indagini hanno fatto emergere che Rosina si lamentava delle prepotenze di figlia e nipote, e che a dicembre si era rivolta al centro antiviolenza. Di questo aveva parlato al telefono con una amica, e le sue conversazioni erano ascoltate dai parenti in casa: proprio questa decisione di denunciare i familiari avrebbe fatto scattare, per l’accusa, la decisione di ucciderla. Per questo sono accusati di omicidio premeditato pluriaggravato, simulazione di reato, rapina e maltrattamenti in famiglia il marito, la figlia e il nipote di Rosina. Arianna Orazi ed Enea Simonetti sono stati arrestati a febbraio. I tre avevano rilasciato ampie interviste in televisione, per ribadire di aver subito una rapina, ma le loro parole sembrano essere state smentite. Ricevuto a luglio l’avviso di conclusione delle indagini da parte del sostituto procuratore Enrico Carusi, i tre indagati potevano chiedere di essere interrogati o depositare una memoria difensiva. Ma gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, dopo aver sentito più volte soprattutto Arianna ed Enea, per ora hanno deciso di non dire nulla. In futuro, valuteranno se fare dichiarazioni, e con quali contenuti. A questo punto, il prossimo passo dovrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura e quindi l’udienza preliminare.