"Sanità, la riforma peggiora le cose"

Carancini: "Bisognava intervenire sulle disuguaglianze tra province sul fronte del personale e delle risorse"

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di Lorenzo Monachesi

"Ritengo che che questa riforma sanitaria approvata dal consiglio regionale sia avventata, sbagliata per alcuni passaggi e inattuabile dal primo gennaio: il timore è che aumenteranno le difficoltà per i cittadini che si avvicineranno alla sanità delle Marche". Romano Carancini è stato relatore di minoranza e in aula ha spiegato i motivi del suo dissenso riguardo un modello che istituisce cinque Aziende sanitare territoriali cancellando quella regionale unica, le Aree Vaste e l’azienda Marche Nord. "A priori – spiega – non è sbagliato pensare a un’organizzazione sanitaria marchigiana con un modello territoriale, ma questo passaggio avrebbe dovuto prevedere anche il via libera a un nuovo piano socio-sanitario. Così è come se si fosse approvata un’intelaiatura senza considerare il peso delle risorse, in poche parole è come avere un’auto senza motore e ruote". Poi Carancini si sofferma sulle disuguaglianze che verranno a crearsi. "È stato inutilmente chiesto, prima dell’efficacia della legge, di attenuare le disuguaglianze tra le province, mi riferisco al numero di dipendenti sanitari per abitante, sulla quanità di risorse per cittadino, sul numero di posti letto per residente". Alla fine la legge è stata approvata a maggioranza (19 favorevoli, otto contrari, due astenuti) al termine di una discussione accompagnata da 170 emendamenti, di cui 48 presentati da Carancini. "La sanità non è solo chirurgia e medicina, ma – spiega Carancini – sono coinvolti tanti altri saperi ben rappresentati dagli atenei marchigiani, del resto si parla di una riforma socio-sanitaria. Ed ecco che non capisco perché la Regione abbia scelto come unico interlocutore l’ateneo di Ancona, tralasciando quelli di Urbino, Camerino e Macerata dove, per esempio, lo studio del farmaco e dell’aspetto sociale sono delle eccellenze riconosciute". Carancini in passato è stato critico sull’organizzazione sanitaria. "Sono state riconosciute le lacune del modello organizzativo dell’Asur ed è stata ritenuta condivisibile la scelta di un modello organizzativo su cinque aziende, ma – conclude – si sarebbe dovuta seguire una logica differente".