Sanità Macerata, pioggia di ricorsi e richieste di danni

L’azienda dal giudice, 15 casi nell’ultima settimana. Carte bollate anche con i dipendenti

Infermieri in corsia (foto d'archivio)

Infermieri in corsia (foto d'archivio)

Macerata, 14 ottobre 2019 - La sanità in tribunale, e più spesso di quel che si creda. Ricorsi per accertamento tecnico preventivo, richieste di risarcimento dei danni, di modesta o grande entità in relazione a presunti danni subìti in seguito all’erogazione di prestazioni sanitarie, e poi ricorsi per contestare la legittimità di provvedimenti inerenti a incarichi o presunti mancati pagamenti, e tanto, tanto altro. Normali dinamiche in uno Stato di diritto, si dirà. Certo, ma il ricorso ai giudici sembra crescere sempre di più. Soltanto nell’ultima settimana, ad esempio, il direttore dell’Asur, Alessandro Marini, ha firmato ben quindici determine per la costituzione in giudizio dell’azienda, per fare fronte a svariate e diverse situazioni riferite all’Area Vasta 3 di Macerata. Ed eccone solo alcune.

Tre dipendenti dell’Asur hanno presentato un ricorso, chiedendo il pagamento di 132mila euro «per delle ore di lavoro eccedenti il normale debito orario, dal 2006 fino al 2010». In un altro caso, uno dei candidati chiede di dichiarare l’illegittimità della procedura selettiva per il conferimento di incarico di struttura semplice, con la richiesta di pagamento di 7.416 euro per i danni subìti, mentre si contano altre due richieste di accertamento tecnico preventivo, attraverso il quale individuare eventuali profili di responsabilità (spesso l’anticamera della richiesta di risarcimento dei danni) in relazioni a prestazioni sanitarie erogate all’ospedale di Civitanova (il 19 giugno e il 4 luglio del 2017), e tre richieste di risarcimento dei danni, invece, per prestazioni erogate all’ospedale di Macerata (il 10 marzo e il 30 giugno del 2015 e il 4 luglio del 2017). Un altro dipendente ha presentato ricorso perché, a suo giudizio, dal 31 maggio del 2015 al 30 settembre del 2017, ha svolto all’ufficio cassa-accettazione dell’ospedale di Macerata delle mansioni superiori a quella a lui assegnata, chiedendo che ora gli siano corrisposti per questo quasi 39mila euro.  

Richieste di pazienti o di utenti della sanità, ma spesso e volentieri questioni riguardanti il personale. Un dipendente ha presentato ricorso chiedendo l’annullamento della sanzione disciplinare che gli è stata comminata; un altro non solo contesta la sanzione disciplinare, ma anche la sospensione dal servizio e dalla retribuzione per cinque giorni. Poi i dirigenti. Uno di questi ha citato l’Asur, affinché si accerti l’illegittimità e la lesività della determina con la quale gli è stato revocato l’incarico di direzione di struttura complessa che gli era stato conferito, e conseguentemente gli si riconosca il relativo trattamento economico fino al suo collocamento a riposo. In un altro caso ancora si contesta l’attribuzione dell’incarico di direzione della struttura semplice, denominata «attività ambulatoriale e Dh», nel reparto di medicina interna, nell’ospedale di capoluogo.  

Singolare la situazione di un’altra dipendente. Questa ha presentato ricorso contro l’Inail per ottenere la corresponsione dell’indennizzo economico o della rendita da inabilità permanente per pretesa malattia professionale. L’Inail, però, ha chiamato in causa l’Asur nel riconoscimento della malattia e quest’ultima si è costituita in giudizio, ritenendo di non avere alcuna responsabilità. È chiaro che un conto sono ricorsi e richieste, altro è l’esito delle singole controversie. Fatto sta che anche quando i ricorrenti perdono in primo grado, non si arrendono facilmente, visto che spesso vanno poi avanti fino all’appello.  

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