"Sarà un monologo dove si ride e si piange"

"Una montagna di stronzate" in scena al Mugellini, il regista Accattoli: "Il protagonista è un antieroe, ma perfettamente attuale"

"Sarà un monologo dove si ride e si piange"

"Sarà un monologo dove si ride e si piange"

di Giorgio Giannaccini

Un protagonista seduto sul divano per tutto il tempo, che sgranocchia patatine, fuma la sua sigaretta elettronica e segue le partite che ha scommesso nella schedina. Parla, un po’ di tutto, saltando da un argomento a un altro, ma per la maggior parte del tempo racconta "una montagna di stronzate", come per riempirsi la bocca e la testa, così da non pensare a Elena che l’ha lasciato, al lavoro che non c’è, a tutte le ragazzine che gli scrivono su Messenger e hanno la metà dei suoi anni, a Gianni che non lo ascolta più e a tutte le cose che ti incasinano la vita senza avvisarti mai per tempo. Questo lo spettacolo che ci sarà domani, alle 17.30, nel teatro Mugellini di Potenza Picena, dal titolo "Una montagna di stronzate", un monologo brillante a firma del regista maceratese Leonardo Accattoli (35 anni) e interpretato dall’attore Stefano Tosoni.

Accattoli, quando è iniziata la passione per la scrittura?

"Diciamo intorno ai 19 anni, quando ho cominciato a scrivere poesie e narrativa che tenevo per me. Poi, nel 2013, ho frequentato la scuola Holden di Torino facendo un corso di storytelling, e da lì ho iniziato l’attività da produttore e regista".

Domenica a che tipo di spettacolo assisterà il pubblico?

"Già altre volte mi hanno chiesto se si ride o si piange: io direi entrambe le cose, e di sicuro sarà per tutti una piacevole oretta da trascorrere. Non è una rappresentazione pesante, il protagonista è una persona disillusa e ludopatica che sta sul divano a giocare la schedina, aspettando che si chiuda una partita dopo l’altra. In tutto questo ripercorre la sua vita da 43enne, si psicoanalizza e riflette anche sul momento storico che stiamo attraversando, tra presente, futuro e il passato di un vecchio amore. Possiamo dire che il protagonista è un antieroe, ma perfettamente attuale. Questo monologo l’ho scritto nel 2018 ed è andato in scena per la prima volta nel 2019 per una decina di volta, finché non c’è stato il blocco portato dalla pandemia Covid. Quindi, finalmente tornerà in scena dopo tre anni".

A quali autori teatrali si ispira?

"In realtà sono un po’ anomalo, perché mi ispiro di più ai registi cinematografici. Infatti, amo molto lo stile dei fratelli Coen e l’umanità dei loro personaggi esagerati, che viaggiano tra la normalità e la anomaralità, e poi Paolo Sorrentino tra gli italiani. In fondo, quando scrivi ti rifai a persone che hai incontrato nel tuo quotidiano, magari dentro al bar o in fila alle poste".