CHIARA MARINELLI
Cronaca

Scacco all’industria del falso. Vestiti griffati contraffatti, giro da oltre un milione di euro

Maxi indagine della Guardia di Finanza: sequestrati 170mila capi di abbigliamento. Diciassette indagati, tra i quali un commerciante di Morrovalle e una coppia di Potenza Picena.

Maxi indagine della Guardia di Finanza: sequestrati 170mila capi di abbigliamento. Diciassette indagati, tra i quali un commerciante di Morrovalle e una coppia di Potenza Picena.

Maxi indagine della Guardia di Finanza: sequestrati 170mila capi di abbigliamento. Diciassette indagati, tra i quali un commerciante di Morrovalle e una coppia di Potenza Picena.

Operazione "Fake dress" della Guardia di Finanza di Macerata: sequestrati 170mila capi di abbigliamento dei più noti brand. Scoperta una vera e propria industria del falso: merce contraffatta che finiva sugli scaffali di boutique e outlet multimarchio della zona e non solo. Diciassette indagati, tra cui un commerciante di 53 anni di Morrovalle, e una coppia di Potenza Picena, anche loro commercianti. Le indagini, coordinate dalla Procura di Macerata, hanno preso il via da un controllo di routine eseguito dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Macerata nel novembre scorso in un negozio di abbigliamento a Morrovalle.

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Ferdinando Mazzacuva, alla presenza del procuratore Giovanni Fabrizio Narbone, ed illustrati dal colonnello Francesco Mirarchi, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria. È stata ricostruita un’intera filiera produttiva del falso, che produceva e commercializzava capi di abbigliamento, con i loghi di importanti brand – come Ralph Lauren, Fred Perry, Dolce & Gabbana, DSquared2, Gucci, Givenchy, Armani, Moschino, North Face, Lacoste, Burberry, Louis Vuitton, Moncler, Prada –, abilmente contraffatti, che se immessi sul mercato avrebbero fruttato oltre un milione di euro. Il primo controllo a Morrovalle aveva portato al sequestro di 4.530 articoli contraffatti. A insospettire i finanzieri alcune etichette sfocate e una dimensione anomala del carattere del logo e i bordi delle scritte, nonché una documentazione fiscale incompleta. Le indagini sono partite da qui e hanno portato i finanzieri a Potenza Picena, dove nel corso di un controllo è stata vista una coppia, 66 e 69 anni, che scaricava degli scatoloni. L’acquisizione dei dati delle principali ditte di spedizione (per tracciare quelle ricevute dai tre soggetti) e l’uso di banche dati hanno consentito di arrivare al principale indagato, un uomo della provincia di Chieti. I finanzieri hanno portato alla luce una filiera che operava in provincia di Macerata, Chieti, Pescara, Roma, Avellino, Salerno, Taranto e Cosenza. Nel Maceratese e a Roma c’erano i fornitori di capi neutri, mentre a Pescara un laboratorio e un ricamificio che cuciva le etichette (provenienti dalla Cina) dei brand.

I finanzieri hanno, dunque, scoperto una vera e propria unità produttiva, in possesso di tutti i macchinari e materiali necessari (tipo stoffe e bottoni) nelle diverse fasi del ciclo produttivo. Una volta finiti, i capi venivano venduti su scaffali di insospettabili negozi o outlet a ignari clienti che li pagavano, spacciati per prodotti outlet o di stock, un prezzo leggermente inferiore a quello stabilito dalle case di moda. Sono stati sequestrati circa 170mila articoli tra capi d’abbigliamento, accessori e packaging, 15 cliché per la riproduzione dei marchi, 2 opifici, 22 macchinari adibiti alla stiratura, cucitura delle etichette, oltre a strumenti per l’applicazione di bottoni, 100 metri quadrati di tessuto contraffatto, 2 auto, 3 cellulari. Iscritti nel registro degli indagati, a vario titolo, 17 persone (tutti italiani e un cinese) per i reati di contraffazione e ricettazione, denunciate 7 società.