Scandalo Sae, chiesto il processo per vertici ed ex della Protezione civile

Scandalo Sae, l’udienza di ieri non è bastata per far decidere se mandare a processo o meno aziende, funzionari pubblici e vertici ed ex vertici della Protezione civile regionale che, dopo il sisma terremoto del 2016, hanno già una nuova emergenza da affrontare, l’alluvione del 15 settembre. A rischiare il rinvio a giudizio ci sono sia David Piccinini, anconetano, 56 anni, che all’epoca era a capo della Protezione civile delle Marche, l’attuale dirigente del servizio Stefano Stefoni, 61 anni, civitanovese. Per gli appalti delle casette era il responsabile unico del procedimento. L’udienza preliminare, per 19 persone fisiche e 15 aziende coinvolte nell’inchiesta, ieri si è aperta con la discussione di Procura e difese. La pm Irene Bilotta ha chiesto il processo per tutti. Gli avvocati degli indagati non hanno fatto in tempo a parlare e la gup Francesca De Palma ha rinviato al 20 ottobre per terminare le discussioni, dare spazio ad eventuali repliche dell’accusa e prendere una decisione. Le accuse per società e persone fisiche sono, a vari titolo, di concorso in abuso di ufficio, truffa, falso ideologico commesso in atto pubblico e frode nelle pubbliche forniture. La Procura contesta che nei lavori siano state impiegate ditte non in possesso della certificazione antimafia che hanno effettuato opere anche di scarsa qualità. Insomma fare lavorare certe imprese (tre sono della provincia di Pesaro e Urbino), sarebbe stato un azzardo perché, stando all’accusa, difettavano di specializzazioni giuste per costruire casette su terreni accidentali. L’indagine coordinata dalla Procura distrettuale antimafia era partita nel 2017. Oltre a Piccinini e Stefoni rischia il processo anche un’altra dipendente regionale, incaricata di seguire il terremoto: Lucia Taffetani (Erap di Macerata), direttrice dell’esecuzione per la fornitura e posa in opera delle Sae.

Marina Verdenelli