"Scatti in bianco e nero nell’epoca digitale Così torno alla vera essenza delle immagini"

Macchina a soffietto in stile ottocentesco e camera oscura: il progetto "Tempo di una foto" del maceratese Fabrizio Centioni

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di Lorenzo Monachesi

Una macchina fotografica a soffietto, di quelle che si vedono spesso nei film ambientati a metàfine Ottocento, posizionata sopra a un cavalletto, la ricerca della migliore posa del soggetto che deve poi stare immobile, lo scatto direttamente su carta fotografica e dopo alcuni minuti dalla camera oscura il fotografo tornerà con un’immagine in bianco e nero. Sono i tanti momenti racchiusi nel "Tempo di una foto", che tra l’altro è il nome del progetto del maceratese Fabrizio Centioni, 51 anni, che sta portando avanti, oltre alle consuete proposte, ripescando e perfezionando antichi metodi.

Centioni, da quanti anni fa questo mestiere?

"Da trenta".

Ma la sua professione non è cambiata?

"Il digitale l’ha rivoluzionata, però io non ho abbandonato mai del tutto la camera oscura e il rullino. Ho naturalmente la macchina digitale per i matrimoni o per altri servizi, ma ogni tanto carico la pellicola nell’altro apparecchio e faccio qualche scatto".

Però lei nel progetto "Il tempo di una foto" utilizza una macchina che ricorda quelle di metà Ottocento, da posizionarsi sopra il cavalletto, usa la carta fotografica e deve andare in camera oscura per cui ci vuole tempo per lo sviluppo. Chi è interessato a questo tipo di ritratto in bianco e nero?

"Chi è alla ricerca dell’unicità in un periodo in cui abbiamo tantissimi ritratti fatti con il cellulare o con la macchina digitale. Quest’ultimo sistema ha moltiplicato le immagini ma se ne è persa l’essenza e invece lì la trovi perché oltre allo scatto unico e bello emerge pure il rapporto di fiducia tra fotografo e cliente".

E come nasce questo rapporto?

"Ci faccio prima due chiacchiere, magari si prende un caffè insieme, perché il cliente si senta a suo agio e ci sia feeling tra noi".

Come si chiama la tecnica fotografica che propone?

"Non ha un nome preciso, si tratta di uno scatto diretto su carta fotografica che poi sviluppo in camera oscura".

Lei in questo modo ha a disposizione un solo clic?

"Sì. Serve tanta concentrazione perché il minimo errore porta a una figuraccia, prima di tutto con se stessi. Serve un’adeguata preparazione che nasce per l’appunto creando il giusto rapporto tra e me il soggetto, non è solo una questione tecnica".

Una foto in bianco e nero può essere un limite?

"Affatto. È essenziale, è poesia, non si è distratti dal colore e quindi entra in gioco anche la fantasia".

Queste macchine a soffietto ricordano quelle viste in tanti film ambientati nell’Ottocento, ma sono ancora in commercio?

"Le mie sono state fatte negli anni Ottanta mentre quella più grande l’ha realizzata un paio di anni fa Samuele Piccoli, un artigiano di Pistoia".

Quanto costa una foto?

"Fino a 90 euro, a seconda del formato. Il più grande è 28x35 centimetri, per primavera dovrei essere pronto per quello 50x60".

Quanto tempo ci vuole per una foto?

"Dai 25 ai 30 minuti, a seconda del formato".

In Italia quanti usano questa tecnica?

"Siamo pochi".

Qual è l’identikit di chi le chiede un ritratto con questa tecnica?

"Più che altro i giovani, dai 40 anni in giù. Sono venuti anche dei turisti alla ricerca di qualcosa di particolare e hanno scelto il formato medio (13x18.) Mi piacerebbe che venisse qualcuno da fuori provincia per scoprire un aspetto della foto che si è un po’ perso e che sono riuscito a rendere moderno, ritengo che sarebbe disposto a fare qualche chilometro se si rendesse conto di quanto bella e rara possa essere quell’immagine".

E per lei qual è la gratificazione?

"Fare qualcosa con le mie mani, creare un oggetto unico, vedere un lavoro ben fatto e sentire la gratificazione del cliente".