
L’auto su cui viaggiava l’anziano il giorno dell’incidente
Tragico schianto all’alba: a perdere la vita è stato Leonello Vitali, 91enne di Tolentino. Per il giovane di origine albanese, un 23enne di Urbisaglia, proprietario dell’auto, la procura aveva chiesto la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il gip del tribunale di Macerata però aveva rigettato l’istanza e la procura a quel punto ha fatto ricorso. Nei giorni scorsi il tribunale del riesame di Ancona ha accolto la richiesta di misura cautelare, che sarà applicata solo alla scadenza dei termini per presentare ricorso, che è dieci giorni. In questo lasso di tempo si può infatti fare ricorso in Cassazione, come ha annunciato l’avvocato Domenico Biasco, che assiste il ragazzo.
L’incidente era avvenuto intorno alle 5,30 del 4 maggio, in località Divina Pastora. A scontrarsi una Fiat Panda, condotta dal 91enne, e una Bmw che era finita in un campo. Del conducente dell’auto nessuna traccia. I carabinieri erano risaliti poco dopo al proprietario dell’auto, il 23enne, che non ha mai preso la patente. Il ragazzo, in quanto proprietario dell’auto, è indagato per omicidio stradale. Per il giovane la procura aveva chiesto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Ma il gip del tribunale di Macerata aveva rigettato la richiesta "perché l’indagine è ancora in uno stato embrionale". Secondo quanto era stato ricostruito, il punto di impatto era avvenuto dieci centimetri all’interno della corsia di marcia della persona che poi è deceduta, all’altezza di una curva aperta, lungo una strada dove non c’è segnaletica orizzontale, larga quasi sette metri. La procura non aveva disposto l’autopsia perché l’uomo era morto sul colpo. Per quanto riguarda il 23enne, è stato accertato che quella era la sua auto e lui era sul posto, poiché aveva chiamato un amico, con il quale aveva trascorso la serata a Civitanova, e gli aveva chiesto di andarlo a prendere. La procura aveva poi fatto Appello, chiedendo l’applicazione della misura e, nei giorni scorsi, il tribunale del riesame di Ancona ha accolto la richiesta del pm, sostenendo la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di reiterazione del reato. "Secondo i giudici il mio assistito non si è sincerato delle condizioni di salute della persona offesa e danno per certo che alla guida ci fosse lui – ha detto l’avvocato Biasco –. Questo nonostante nello stesso capo di imputazione ci sia scritto che il mio assistito "provocava o comunque concorreva a provocare" l’impatto con la Panda. Come si può dire che non sia andato a sincerarsi delle condizioni? Sostengono poi che siccome non ha mai conseguito la patente e guidava allora c’è il rischio di reiterazione del reato, aggiungendo la circostanza che la madre aveva denunciato falsamente il furto dell’auto. Condivido la ricostruzione che aveva fatto il gip di Macerata, ma non condivido il provvedimento del riesame".