ALESSANDRO FELIZIANI
Cronaca

Sciarra racconta la Grande Guerra: "Denuncia delle sofferenze umane"

Il lavoro del professore nei cinque volumi di "Testimoni": tutto è partito dalla ricerca del nonno disperso

Sciarra racconta la Grande Guerra: "Denuncia delle sofferenze umane"

Massimo Sciarra è l’autore di «Testimoni», cinque volumi di documenti, citazioni, tabelle e testimonianze sulla Grande Guerra legate al territorio maceratese

Una citazione tratta dal romanzo antimilitarista di Enrich M. Remarque, "Niente di nuovo sul fronte occidentale", riportata in cima alla prima pagina, già da sola spiega la finalità per cui Massimo Sciarra, professore a riposo di storia all’Istituto per geometri Bramante di Macerata, ha scritto una corposa opera – cinque tomi, per complessive oltre 2.500 pagine – in cui sono rievocati importanti momenti della Grande Guerra: "Denunciare – dice l’autore – le sofferenze dell’uomo quando i suoi simili si scatenano in tutta la loro brutalità". Sono migliaia i libri scritti sulla Prima Guerra mondiale, ma l’opera di Sciarra – editata in proprio e ora in distribuzione in alcune biblioteche pubbliche e scolastiche del territorio – si differenzia dalle altre per due aspetti: essa si concentra sul contributo dato alla Patria dalla terra maceratese e, attraverso innumerevoli documenti, l’opera dà voce anche ai tanti soldati che non fecero mai ritorno dal fronte, come suo nonno Pacifico Ferrucci di Treia, bersagliere del 21° reggimento.

Non a caso Sciarra ha intitolato la sua opera "Testimoni" e se essa – dopo un lavoro durato sette anni – è giunta a compimento, lo si deve proprio al nonno dell’autore, gravemente ferito in battaglia il 22 maggio 1917 sul monte Vodice e morto pochi giorni più tardi in ospedale per le conseguenze di quelle ferite. Per quasi un secolo Pacifico Ferrucci era rimasto ufficialmente un disperso in guerra. Una versione che non aveva mai convinto il nipote, specie dopo aver ritrovato una lettera scritta dal nonno alla famiglia il giorno successivo al suo ricovero in ospedale. Dopo dodici anni di ricerche d’archivio e di battaglia burocratica, nel 2016 – all’epoca se ne occupò anche il Carlino – Massimo Sciarra riuscì a dimostrare che la salma di tale Pacifico Ferruccio, sepolta nel cimitero militare di Oslavia, a Gorizia, altro non era che quella del bersagliere treiese. Un equivoco durato 99 anni a causa di una “o” di troppo scritta nel registro dell’ospedale dove Pacifico Ferrucci era morto per le ferite riportate in battaglia. "Ottenuto il giusto riconoscimento per mio nonno – racconta Sciarra – non volevo disperdere le migliaia di informazioni, testimonianze, documenti da me trascritti in anni di ricerche presso gli archivi, tra cui la Biblioteca militare centrale a Roma e l’archivio dell’Ufficio storico dello Stato maggiore dell’esercito. Così è nata l’idea di raccogliere tutto in quest’opera".

Ogni pagina è ricca di nomi, date, citazioni che riguardano collegamenti con le Marche, con il Maceratese e con Treia. Tra gli aspetti inediti, sono di particolare valore documentario gli ampi stralci del diario manoscritto del colonnello Angelo Cosentini, comandante del 21° Reggimento (quello cui apparteneva il nonno del professor Sciarra), in cui giorno per giorno l’ufficiale annotava le operazioni di guerra. I volumi sono ricchi di tabelle, come quella in cui l’autore riporta, suddivisi per comune, tutti i 130 militari maceratesi decorati, tra i quali le Medaglie d’oro Giovanni Cucchiari e Raffaele Merelli di San Ginesio, Ugo Pizzarello di Macerata, Eugenio Niccolai e Filippo Corridoni di Pausola (Corridonia), Giovanni Burocchi di Penna San Giovanni, il cappellano militare don Pacifico Arcangeli di Treia. Ci sono anche biografie militari con riferimenti a notizie su cosa avveniva nel maceratese in quegli anni, con stralci di stampa locale dell’epoca. "Ho scritto questi volumi – conclude Sciarra – soprattutto pensando agli studenti, senza ambizione di fare storia, ma con il desiderio di far conoscere le tragedie che ogni guerra provoca e che quasi mai i trattati di pace riescono a prevenire, come dimostrano gli avvenimenti in corso in Ucraina e in Medio Oriente, le cui origini vanno ricercate indietro nel tempo".