LUCIA GENTILI
Cronaca

Sclavi scagionato. "Devo tenere alta la guardia"

"La vicenda si è conclusa, sia per me che per i due dipendenti comunali. Ringrazio le forze dell’ordine e i...

"La vicenda si è conclusa, sia per me che per i due dipendenti comunali. Ringrazio le forze dell’ordine e i...

"La vicenda si è conclusa, sia per me che per i due dipendenti comunali. Ringrazio le forze dell’ordine e i...

"La vicenda si è conclusa, sia per me che per i due dipendenti comunali. Ringrazio le forze dell’ordine e i magistrati. Da questa storia ho imparato a tenere più alta la guardia". Con queste parole il sindaco di Tolentino Mauro Sclavi ha ripercorso i fatti insieme all’avvocato che l’ha difeso, Claudio Carbonari (nella foto). Entrambi sono consiglieri provinciali della lista civica Provincia al centro. Accusato di tentato falso ideologico, il primo cittadino è stato prosciolto. E sono stati scagionati anche la responsabile dell’urbanistica Patrizia Meo e il responsabile del settore entrate e patrimonio del Comune Paolo Bini.

L’inchiesta era partita l’estate scorsa, nel corso degli accertamenti della procura su un’altra vicenda, una maxi truffa con i bonus dell’edilizia che vede indagati, tra gli altri, un imprenditore con i suoi familiari che abita in una villa il cui giardino è chiuso da un grosso cancello. Ma i carabinieri avevano rilevato che il cancello è in una porzione di terreno di proprietà del Comune. I militari si erano chiesti perché il Comune non avesse imposto la demolizione del manufatto abusivo, scoprendo che gli uffici stavano concordando la cessione del terreno da un notaio, in modo da regolarizzare la situazione. L’abuso però non era sanabile per legge. Ecco perché Sclavi e i due funzionari erano finiti sotto accusa.

Tutti e tre, su richiesta del sostituto procuratore Enrico Barbieri, a novembre erano stati sentiti in caserma e avevano chiarito come fosse andata la vicenda, spiegando che non c’era stato alcun tentativo di mettere in atto un falso, ma solo di trovare una soluzione al problema. "È stato brutto vedersi accusato, mi era già capitato in passato come sanitario (infermiere del 118, ndr) per omicidio colposo ma anche quel caso fu archiviato. Questa volta avrei tentato di indurre un notaio a firmare un atto falso. Ma non sapevo neanche chi fosse il notaio né ci avevo mai parlato", aggiunge il sindaco.

"Il provvedimento del giudice Claudio Bonifazi dice tutto sull’insussistenza del fatto – ha aggiunto l’avvocato Carbonari –. Fin dall’interrogatorio abbiamo dimostrato che il sindaco non aveva fatto alcunché rispetto all’ipotesi configurata nei suoi confronti. Non è una critica verso gli inquirenti. A volte nella quotidianità lavorativa, per leggerezza, troppo carico di lavoro, pressione e per le tante e complesse cose da fare, alcune comunicazioni sintetiche possono dare adito a perplessità, se i documenti non vengono letti nel contesto operativo comunale. Il sindaco era all’oscuro della procedura seguita dagli uffici; è sì all’apice della macchina organizzativa, ma non può essere a conoscenza di ogni documento".

l. g.