Se la burocrazia sconfigge il buon senso

Alessandro

Feliziani

In un libro di successo, "Io sono il potere", un alto dirigente pubblico ha scritto che "la burocrazia è la più grande azienda del Paese, impiega un italiano che lavora su cinque". Forse è proprio questa la forza della burocrazia, una "piaga" che non si riesce a debellare e che si dimostra incapace di parlare la lingua della gente comune. A volte la burocrazia diventa prigioniera delle proprie ossessioni e si aggroviglia con le proprie norme e circolari, spesso prive di quel buon senso che, invece, contraddistingue molte delle sue vittime. Emblematica è la vicenda dell’ottuagenario agricoltore in pensione di Pontelatrave di Camerino, che, avuta la casa lesionata dal terremoto, non ha voluto essere di alcun disturbo per le istituzioni impegnate a risolvere i gravi problemi della ricostruzione. Per poter continuare a vivere sul suo podere, l’anziano camerinese ha costruito a proprie spese, appoggiandola sul terreno di proprietà, una piccola casa mobile in legno, un "parallepipedo" simile nella forma ad un container metallico, solo esteticamente più dignitoso, con parvenze di "focolare domestico". Non lo avesse mai fatto! Senza tener in alcun conto la situazione d’emergenza post sisma, la burocratica autorità ne ha ordinato la demolizione, come se si trattasse di un palazzone di dieci piani costruito per speculazione edilizia e in grado di deturpare il panorama. Nonostante il pensionato abbia potuto dimostrare, davanti ad un giudice, che l’ordine di demolizione era viziato da una errata valutazione, la burocrazia non si è data per vinta. Di fronte ad una nuova ordinanza, l’anziano agricoltore ha preferito non continuare a logorarsi la vita, trasferendosi in affitto in una vera casa poco distante dalla sua proprietà, dove attendere in pace, ma con poca speranza, di vedere avanzare veloce la ricostruzione del paese.

La burocrazia ha vinto ancora una volta? Di sicuro ha perso la civiltà basata sulla legge più infallibile che ci sia: il "buon senso".