"Serve più rispetto per le persone anche se straniere o omosessuali"

’Mamma Africa’: ci sono immigrati che si comportano male, ma non è per colpa loro che devo avere paura di andare in giro

Migration

Una ferita profondissima, quella dell’omicidio di Alika a Civitanova. E la città insorge e scende in strada. Alza la voce, si fa sentire. Mauro Malatini, profumiere di Civitanova, precisa: "Sto sfilando senza nessuna bandiera, per una ferita che c’è in questo momento, che non ha colore, ma è una ferita dell’umanità in generale. Va fatta più attenzione al valore della persona, anche io appartengo a una minoranza, quella dell’omosessualità. Bisogna cercare di costruire qualcosa insieme. È ferita la comunità nigeriana, ma anche quella civitanovese, perché non può esserci una violenza del genere in strada". C’è anche Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano di Invisibili in movimento e della Lega braccianti, in marcia per "portare vicinanza alla famiglia e agli amici di Alika, fare in modo che nessuno in questa nostra comunità possa essere lasciato a vivere nel dramma dell’invisibilità. Dobbiamo costruire solidarietà, invece che alzare muri di indifferenza". Mouriba Traorè è arrivato da Rimini, in mano un cartello con la foto di 3 migranti: erano a Foggia nel 2018 per la raccolta di pomodori, hanno perso la vita in un incidente stradale. "Anche noi siamo qui a portare solidarietà ad Alika, chiediamo giustizia, uguaglianza". Tra la folla, anche cartelli che ricordano Emmanuel Chidi Namdi, ucciso a Fermo nel 2016. "Stiamo creando un esercito che si sente rifiutato, basta nascondere la sabbia sotto al tappeto, il razzismo è un problema che va affrontato seriamente – dice Helriette Nadaud, del Congo –. Di questo passo, che Italia consegneremo ai nostri figli?", mentre la sorella, Luce, avverte: "C’è troppo odio sui social, ogni volta che su Facebook chiedo giustizia per Alika c’è sempre qualcuno che mi ricorda l’omicidio di Pamela, ma cosa c’entra? Dobbiamo smettere di dire che il razzismo non esiste". Una ex insegnante di 83 anni di origine africana, per tutti "Mamma Africa", in Italia da oltre mezzo secolo, grida alla folla: "Siamo qui perché non vogliamo essere invisibili. Ci sono immigrati che si comportano male, ma non è per colpa loro che io devo avere paura di andare in giro". Ettore, della Casa del Popolo di Macerata, sottolinea: "È tristissimo leggere di certi commenti razzisti dopo quello che è successo, non è possibile che ci siano tutte queste divisioni. C’è un’aria irrespirabile". In piazza si fa sentire Alayde Speranzoni, del comitato 29 luglio: "Noi saremo sempre vicini alla famiglia di Alika, abbiamo visto e sentito commenti razzisti, sui social e nelle piazze. Attiviamo uno sportello per immigrati in questa città e percorsi interculturali nelle scuole, mettiamo in atto una rivoluzione pacifica".

Chiara Gabrielli

Francesco Rossetti