Sferisterio pieno, un felice e atteso ritorno al passato

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Lorenzo

Monachesi

Tutti i posti dello Sferisterio occupati, gli spettatori hanno assistito liberamente alla prima serata di Musicultura uno vicino all’altro, hanno applaudito, cantato senza mascherina, accompagnato i cantanti battendo a tempo le mani: scene che la pandemia avevano cancellato. È un felice ritorno al passato quello vissuto in Arena dopo avere attraversato un periodo difficile e complicato in qualsiasi campo e settore, naturalmente anche quello dello spettacolo dal vivo e, più in generale, della cultura. Il Covid ha imposto di far calare il sipario spegnendo le luci di teatri, cinema, scuole. La cultura ne ha pagato le conseguenze perché c’era innanzitutto da evitare assembramenti per impedire il diffondersi del virus. Si è cercato di dribblare il problema con incontri, lezioni, spettacoli diffusi attraverso la Rete, ma non è la stessa cosa. Vuoi mettere un teatro con il salotto di casa trasformato in palcoscenico? Allo Sferisterio è stata data la dimostrazione, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto siano fondamentali la vicinanza, il contatto umano, la partecipazione attiva. Senza dimenticare che sul palcoscenico è stato un via vai continuo di tecnici, operatori: la macchina si è messa in moto per il bene di tutto un sistema di nuovo vivo. Dall’altroieri la musica è tornata a navigare e gli spettatori si sono lasciati trasportare da quelle note e strofe pescando ricordi, come nel caso dei profughi ucraini che per un po’ hanno respirato l’aria di casa, della loro cultura dimenticando per qualche ora la tragedia della guerra che sta sconvolgendo la loro terra e le loro famiglie.