"Sfollati ucraini in fuga sui bus" Premiati gli autisti della Contram

Donne e bambini, viaggi della speranza dal confine polacco al Maceratese: salvate 61 persone

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Il presidente Belardinelli e gli autisti premiati da Pasqui, vicepresidente del Consiglio regionale.

di Lucia Gentili

"Un gesto che va molto oltre lo spirito di servizio e ha permesso di portare in salvo, in due distinti viaggi, sessantuno persone, principalmente donne e bambini". Con queste parole il vicepresidente del Consiglio regionale, Gianluca Pasqui, ha consegnato un riconoscimento agli autisti della Contram di Camerino, che hanno prestato servizio tra il Maceratese e la Polonia, al confine con l’Ucraina, per portare in salvo la popolazione in fuga dalla guerra. Pasqui, prima dell’inizio della seduta consiliare, si è complimentato con loro, premiando anche il presidente della società, Stefano Belardinelli. "Tengo in particolare a ringraziare la Contram – ha aggiunto Pasqui – per quanto ha fatto negli ultimi anni, prima per le popolazioni terremotate, poi nella recente gestione della pandemia, con la riconversione di alcuni mezzi a fini sanitari, e da ultimo, oggi, con questa azione umanitaria, a dimostrazione della vicinanza continua dell’azienda al territorio". Dopo le scosse del 2016, i bus Contram fecero avanti e indietro tra le aree del sisma e la costa per gli sfollati. I cinque autisti della Contram che hanno compiuto i due viaggi in Polonia per portare in salvo i profughi ucraini sono Mauro Casali di Montecosaro, Jonatan Maggi di Serrapetrona, Luigi Pascucci di Corridonia, Francesco Beni di Macerata e Andrea Rossi di Appignano (assente alla premiazione). Un viaggio è stato promosso dalla Fondazione Andrea Bocelli tra l’Ucraina a Muccia; l’altro dalla parrocchia di San Pietro di Belforte, dove i locali della casa parrocchiale sono stati trasformati in centro di accoglienza. Casali, i colleghi autisti Maggi e Pascucci, don Salvatore Sicignano, il vicesindaco belfortese Carla Budassi e il volontario Angelo Buresta sono partiti alla volta della Polonia, in particolare la città di Przemysl, al confine con l’Ucraina. "È stata un’esperienza toccante – racconta l’autista –. Nonne, mamme e bambini hanno lasciato il loro Paese senza bagagli, con borse della spesa e piccoli trolley, finendo a duemila chilometri di distanza. C’era chi non dormiva da una settimana, chi aveva con sé solo un triciclo, un criceto o un gattino. Storie che fanno pensare, occhi impauriti, donne che telefonavano ai mariti al fronte o nei bunker. Non potevamo non dare la disponibilità". "Al di là della grande generosità di chi ha commissionato i viaggi – osserva Belardinelli –, c’è stato anche il coraggio di accettarli. Non era scontato. Sono orgoglioso di questi autisti, per l’impegno, la solidarietà e l’umanità: da chi ha parlato con la direzione di un autogrill, la quale poi ha offerto la colazione agli ucraini, all’incertezza dei luoghi da raggiungere, passando per degli orari elastici. In Polonia c’è stata una bella accoglienza da parte della Protezione civile nazionale proprio per la collaborazione nata nel post sisma. E ci siamo ritrovati".