Soffocato dalla madre: il piccolo di due anni ucciso nel 2003

La ragazza in preda alle allucinazioni disse che glielo aveva ordinato una divinità indiana

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L’episodio di via Alighieri ha un precedente in città. Il 3 luglio del 2003 un’altra mamma infierì contro il figlio di appena due anni, in quel caso riuscendo a ucciderlo. Anche in quel caso si trattava di una indiana, Sharanjet Kaur, originaria del Punjab e all’epoca poco più ventenne. "Il piccolo era stato soffocato, gli aveva stretto le mani intorno alla testa – ricorda l’avvocato Nicola Piccinini –. Le indagini furono coordinate dal sostituto procuratore Massimiliano Siddi, ma la donna ammise subito il fatto. Il tribunale incaricò il professor Gabriele Borsetti per una perizia psichiatrica su di lei. E l’accertamento stabilì che la ragazza, in preda alle allucinazioni, era incapace di intendere e di volere al momento del fatto, ma non socialmente pericolosa". La donna infatti aveva dichiarato di aver ucciso il figlio, perché una divinità del popoloso pantheon indiano le era apparsa e le aveva ordinato di farlo. "In realtà, la sua era una storia di grande difficoltà. Il marito, operaio, aveva fatto venire in Italia anche moglie e figli. Ma questa donna, che non sapeva una parola di italiano, stava sempre chiusa in casa con i bambini, in condizioni anche di degrado". Nel processo con il rito abbreviato, in udienza preliminare, la ragazza fu assolta dall’accusa di omicidio volontario perché non imputabile, in quanto incapace di intendere e di volere; Kaur fu rimessa in libertà subito dopo la sentenza. "Poi intervenne anche il tribunale per i minori, comunque, per quanto riguarda gli altri figli della donna – ricorda ancora l’avvocato Piccinini –. Da allora però non so dove sia andata questa famiglia".

p. p.