Macerata, ex docente a processo: "Dava soldi ai ragazzini per farsi mandare foto hot"

Pedopornografia e corruzione di minorenni. "Usando chat online li ha convinti a inviargli scatti intimi in cambio di soldi"

Indagini condotte dalla polizia postale

Indagini condotte dalla polizia postale

Macerata, 13 aprile 2022 - ​Soldi ai ragazzini, per convincerli a mandare foto pornografiche. Per questo è sotto processo un siciliano 42enne, all’epoca in città come docente universitario. Le accuse per lui sono pornografia minorile e corruzione di minorenni. I fatti, su cui ha indagato la polizia postale sotto la direzione della Procura distrettuale di Ancona, sarebbero avvenuti nel 2013. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe aperto una pagina con un nome fittizio nel social network Facebook, e poi l’avrebbe usata per fare amicizia con i ragazzini.

Usando le chat online, avrebbe mostrato loro le immagini di se stesso intento in pratiche sessuali. Inoltre, li avrebbe convinti a mandargli foto intime, in cambio di versamenti di soldi. Almeno quattro ragazzini sarebbero stati vittime dei suoi traffici, e avrebbero inviato al pedofilo le immagini. Ma dopo una segnalazione arrivata dalla Macedonia, la polizia postale iniziò a fare indagini. Si scoprì che quei messaggi erano partiti da un albergo in città, dove spesso alloggiava il docente durante le trasferte legate alle lezioni. Nel corso degli accertamenti sono state fatte anche le rogatorie internazionali, per acquisire le dichiarazioni di alcune vittime non residenti in Italia.

Inoltre, era stato sequestrato il computer, per analizzare contatti e immagini inviate e ricevute dal siciliano. Il docente avrebbe adescato ragazzi all’estero anche in occasione di viaggi di lavoro.

Ieri mattina per lui si aperto il processo, in tribunale a Macerata. La corte ha rinviato subito al 25 ottobre, per sentire il primo testimone citato dal pubblico ministero Claudio Rastrelli, e cioè l’ispettore della polizia postale Raffaele Daniele, che fece le indagini sulla vicenda. Nel corso del processo anche l’imputato potrà dare la sua versione dei fatti di cui è chiamato a rispondere, con consulenze informatiche e testimoni. Alla fine, la corte dovrà valutare come siano andate davvero le cose.

Purtroppo ogni tanto sono scoperti casi analoghi, di orchi mimetizzati da ragazzi o ragazze che riescono a carpire la fiducia dei minorenni, approfittando della loro ingenuità, e a convincerli a mandare immagini compromettenti, destinate a finire nei giri internet della pedopornografia mondiale. Il fenomeno esiste e miete vittime ovunque, senza distinzioni di genere, età o ceto sociale. L’invito ai genitori è di mettere in guardia i più giovani, e condividere le attività online dei figli, evitando zone d’ombra dove potrebbero annidarsi i nemici pericolosi di questo genere.