Spaccio di droga a Macerata: 24 arresti. Eroina nelle confezioni dei dolci

All'Hotel House, a Montecassiano e Potenza Picena le basi dell'organizzazione. Giro d'affari da 500mila euro in un anno

Spaccio di droga, operazione dei carabinieri (foto d'archivio Imagoeconomica)

Spaccio di droga, operazione dei carabinieri (foto d'archivio Imagoeconomica)

Macerata, 17 dicembre 2020 - Eroina nelle confezioni dei dolci. Nelle prime ore di stamattina i carabinieri di Macerata, coadiuvati da quelli dei Comandi provinciali di Fermo, Teramo, Roma e Latina, con il supporto di un velivolo del Nucleo Elicotteri di Pescara, del personale dei Nuclei Cinofili di Pesaro e Chieti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, nei confronti di 24 persone, pakistani e afghani, domiciliati in diverse regioni del centro Italia, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di detenzione e spaccio di droga (video).

L’operazione giunge a conclusione di una complessa attività d’indagine, denominata 'Daraga', coordinata dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Macerata, Giovanni Giorgio, che ha permesso di disarticolare una filiera criminale, operante in tutto il territorio provinciale, costituita da cittadini pakistani e afghani – alcuni dei quali irregolari - che agiva avendo come principali basi logistiche, utilizzate anche per l’occultamento della sostanza stupefacente da tagliare, il noto palazzo multietnico denominato “Hotel House” di Porto Recanati, un casale nel comune di Montecassiano e un’abitazione di Potenza Picena. Le persone coinvolte erano specializzate in taglio e spaccio di eroina.

Come nasce l'inchiesta

L’intero procedimento trae origine da un’attività investigativa iniziata nel mese di settembre 2019, a Potenza Picena, quando le attenzioni dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Macerata si sono concentrate su uno degli attori protagonisti della vicenda, M.A, pakistano pluripregiudicato per reati in materia di stupefacenti.

M.A., con l’aiuto di alcuni connazionali, faceva giungere da fuori regione la sostanza stupefacente che, una volta tagliata e confezionata, veniva immessa sul circuito e sul mercato all’ingrosso e al dettaglio.

L'indagine, basata su pedinamenti e servizi di osservazione, e supportata da attività tecniche (intercettazioni telefoniche, ambientali, localizzazioni satellitari di precisione nonché riprese video e fotografiche che hanno documentato le numerose cessioni di stupefacente), ha permesso di far luce su un’imponente crocevia di traffico di eroina.

Eroina nelle confezioni dei dolci

Inoltre, sono stati individuati diversi canali di approvvigionamento della droga proveniente dall’Afghanistan e dal Pakistan, che giungeva in Italia tramite la Grecia, seguendo la rotta balcanica privilegiata dai corrieri. Le persone coinvolte si rifornivano anche da alcuni mercati presenti sul territorio italiano, al di fuori delle Marche. Al fine di eludere eventuali controlli, l’eroina pura arrivava in provincia impacchettata all’interno di confezioni di prodotti dolciari, barrette di cioccolato, confezioni di caramelle, termosaldate, identiche per fattezze, peso e dimensioni alle originali, o trasportata dai “corrieri” che viaggiano con mezzi pubblici e la nascondevano all’interno di bagagli, sotto la suola delle scarpe, o, in alcuni casi, grazie a degli “ovulatori”, la ingerivano direttamente.

Oltre alle 24 persone di cui tratta la misura cautelare odierna, durante le indagini, durate oltre un anno, sono state arrestate altre 16 persone in flagranza di reato e denunciate in stato di libertà altre 14. Sono stati, inoltre, sequestrati 6 chili e 100 grammi di eroina pura che, se avesse raggiunto i mercati di consumo, tagliata (con rapporto di uno a quattro) e divisa in circa 100.000 dosi, avrebbe determinato guadagni pari a circa 2 milioni di euro.

Inoltre, grazie alle numerose testimonianze dei consumatori, si è ricostruito l’ingente giro d’affari creato dagli arrestati che, solo nel corso dell’anno 2019, avrebbe fruttato oltre 500.000 euro. La maggior parte dei proventi dell’attività di spaccio veniva reinvestita per l’acquisto altra droga e il sostentamento di tutti gli indagati in Italia.