"Spostato un quadro, forse cercavano una cassaforte"

I difensori dei familiari di Rosina: nessun maltrattamento. Il centro antiviolenza? Forse voleva informarsi sulla possibilità di avere la pensione

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"Nessuno maltrattava Rosina. Al centro antiviolenza forse voleva informarsi sulla possibilità di avere la pensione minima". I familiari della 78enne trovata senza vita nella sua villetta a Montecassiano la sera della vigilia di Natale insistono nel proclamarsi innocenti. Il marito, la figlia e il nipote della donna, Enrico e Arianna Orazi ed Enea Simonetti, cercano elementi per dimostrare che quella sera entrò un rapinatore e che i racconti sui maltrattamenti sono frutto solo del carattere dell’anziana. Ma la procura li ha indagati per omicidio, simulazione di reato, favoreggiamento e maltrattamenti. I carabinieri del reparto scientifico questa mattina torneranno in via Pertini, per portare via alcuni oggetti da analizzare: la sedia dove Arianna sarebbe stata legata dal rapinatore, l’aspirapolvere con il cui filo sarebbe stata legata, e un quadro della mansarda. "È stato spostato e appoggiato su un mobile – dice l’avvocato Andrea Netti – è a giudicare da alcune tracce e dalla polvere si direbbe spostato la sera del 24. Potrebbe averlo fatto chi cercava una cassetta di sicurezza. Sempre in quella stanza poi si vede, vicino al comodino da cui sarebbero stati presi i soldi, un’orma che sembra di una scarpa da tennis". La difesa ha raccolto due pezzetti di plastica blu, che sarebbero pezzi dei copriscarpe usati dal malvivente per non lasciare tracce, "ma ha quanto ho saputo anche quei copriscarpe lasciano a terra comunque un’impronta, anche se più debole. Nessuno della famiglia usava le scarpe in casa, anche questa impronta sarà da analizzare".

Ieri i difensori degli indagati hanno sentito anche due artigiani che avevano lavorato nella villetta. Il primo non ha dato indicazioni particolari. "Il secondo, amico del marito della vittima, ha negato che Rosina fosse limitata in qualche modo: ha parlato di una donna sempre curata ed elegante, con bei vestiti e gioielli, tenuta in palmo di mano dal marito". Eppure Rosina, sostengono i difensori, voleva prendere la pensione. Per questo avrebbe deciso di intestare la villetta al nipote, e per questo si sarebbe rivolta al centro antiviolenza, per avere la consulenza gratuita di un avvocato. Il marito durante i primi interrogatori ha detto che le dava 10-15 euro al giorno, "che forse non le bastavano – aggiunge l’avvocato –, o forse l’idea del centro antiviolenza le era stata data da una delle amiche che lei aveva preso a frequentare, a cui aveva anche regalato una pelliccia".

p. p.